Filpucci cresce del 50% nel 2021 e diventa una delle eccezioni che confermano la regola: mentre il settore tessile-abbigliamento sta ancora inseguendo il recupero dei livelli di fatturato pre-Covid, l’azienda di filati per maglieria del distretto pratese chiude l’anno con ricavi a 45 milioni di euro, superiori di quasi il 20% rispetto al 2019, anno che già era considerato buono.
Un bonus per un anno eccezionale
«Un risultato possibile grazie all’impegno di tutti» ha scritto Federico Gualtieri, figlio del fondatore Leandro e oggi alla guida dell’azienda, nella lettera inviata ai cento dipendenti e accompagnata da un regalo speciale: una gratifica natalizia da 1.200 euro a testa (sotto forma di carta regalo da 516 euro da spendere in un centro commerciale e di premio in busta paga da 700 euro) proprio per celebrare un anno definito “straordinario”: «Siamo tutti reduci da un lockdown dovuto a una pandemia ancora in corso, ma a cui abbiamo saputo adattarci velocemente e fare quello che meglio ci riesce: bellissimi filati per maglieria», si legge nella lettera.
Boom dei lavori a maglia
La crescita è legata in particolare all’andamento delle divisioni aguglieria e cardato, passate entrambe da 9 a 15 milioni di ricavi, mentre è rimasta stabile la divisione “classica” dei filati fantasia di fascia alta. Di fatto l’aguglieria, che già aveva avuto un boom nel 2020 per effetto del Covid che ha spinto i lavori a maglia, ha continuato a tirare, mentre l’accresciuta attenzione alla sostenibilità ha spinto il cardato e soprattutto le linee di cashmere rigenerato, frutto di processi di riciclaggio. «Siamo arrivati a produrre più di 100mila chilogrammi di cashmere rigenerato – spiega Gualtieri – per un fatturato vicino a dieci milioni di euro, destinato a crescere anche nel 2022».
Attenzione alla sostenibilità traino per il cardato
Solo la divisione cardato è previsto che l’anno prossimo passi da 15 a 20 milioni di ricavi.Il budget 2022 di Filpucci è ancora in fase di redazione, reso difficile dagli aumenti dei costi delle materie prime tessili, dell’energia ma anche del cartone, che ora rappresentano il vero ostacolo alla crescita. «Una situazione del genere, che coinvolge anche le utilities, non si era mai vista – conclude Gualtieri – stiamo facendo i nuovi listini da inviare entro fine anno e gli aumenti dei prezzi non potranno essere inferiori al 20%».