Di
Ansa
Pubblicato il
23 dic 2021
Un fisco più equo e un bilancio comune più forte per spingere la ripresa. Nell’Europa del post-pandemia non c’è più spazio per l’evasione delle grandi multinazionali, né per le loro scatole cinesi o società fantasma attraverso le quali eludono norme e autorità. Sul finire del primo anno di vita del Recovery fund, la Commissione europea vara la sua rivoluzione fiscale in due mosse, si assicura nuove entrate per ripagare i bond per finanziare il Next Generation Eu e dà un’altra risposta alla crisi che continua a lasciare ampi spazi di incertezza con il diffondersi della variante Omicron e a richiedere ingenti sforzi pubblici.

Grazie alla volata lanciata dall’Ocse con un accordo non semplice firmato a ottobre da 137 Paesi (e, dopo qualche esitazione dalle capitali che usano il fisco per attrarre le grandi società, come l’Irlanda, anche da tutti i 27 Stati membri), l’offensiva sul fisco di Bruxelles parte dalla minimum tax al 15% che tutti i grandi gruppi, sia nazionali che internazionali, dovranno pagare se la società madre o una controllata si trovano sul territorio europeo. A qualunque latitudine o longitudine. Un chiaro messaggio e un impegno per quelle giurisdizioni con una corporate tax al di sotto dell’aliquota concordata (per Dublino è al 12,5%) o il Lussemburgo e i Paesi Bassi, che si sono più volte rese protagoniste di tax ruling a favore delle grandi società, soprattutto a stelle strisce e del tech. Permettendo loro di evadere sistematicamente tasse che avrebbe dovuto pagare su tutti i profitti generati sulle vendite in Ue.
Con la nuova proposta di Bruxelles, si stabilisce che tutti abbiano “almeno questo 15% di aliquota effettiva”, ha precisato il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, ricordando che “molti Paesi, compresa l’Italia, hanno un livello di tassazione delle società molto più elevato” e “questa differenza verrà mantenuta”.
Ad assestare un altro colpo all’evasione fiscale c’è poi la stretta varata da Bruxelles sulle società fantasma o di comodo, di cui le multinazionali si servono nel noto schema dello spostamento dei profitti per non pagare le tasse nei Paesi con tassazioni più elevate dove però questi sono generati. Queste entità dal 2024 potrebbero essere soggette a nuovi criteri che permetteranno alle autorità fiscali di verificare se abbiano un’attività reale oppure siano soltanto un veicolo per l’evasione fiscale. Due misure “importanti” per Gentiloni, che invoca “più giustizia sociale”, soprattutto “in un momento come questo in cui tutti in Europa dobbiamo proteggere i cittadini e le nostre economie”.
Ma la minimum tax sarà importante anche per garantire alle casse europee nuove entrate che serviranno a rimborsare le emissioni di titoli per il finanziamento del Next Generation Eu (Ngeu). Dai suoi proventi, dal 2023 la Ue dovrebbe veder arrivare tra i 2,4 e i 4 miliardi di euro all’anno. Una cifra che può salire fino a 17 miliardi negli anni successivi (dal 2026) con le altre due risorse lanciate da Bruxelles: l’estensione del sistema di scambio delle quote di emissioni (Ets) ai trasporti, al settore marittimo e agli immobili, e l’introduzione di una carbon tax sui prodotti importati. In futuro ne potrebbero seguire altre, come la tassa sulle transazioni finanziarie.
“Un momento storico”, per il commissario al Bilancio Johannes Hahn, che ha ricordato che dal 1957 a oggi “è la prima volta che si trova un’intesa” a livello di Commissione “per incrementare le risorse proprie”. Ora, come sempre, la parola passa al Parlamento europeo e agli Stati membri.
Copyright © 2021 ANSA. All rights reserved.