Moda

Emergenza Covid, confermati Pitti e Milano fashion week tra regole severe e digitale


I punti chiave

  • I contagi in crescita in Europa hanno portato Armani, Ann Demeulemeester, Cucinelli e Valentino a cancellare alcuni eventi
  • Pitti, Milano fashion week ed Expo Riva Schuch confermano le edizioni fisiche
  • Nessuna defezione (per ora) dai buyer europei e americani

La variante Omicron impazza in Europa, ma non scoraggia il fashion system italiano. Che punta su regole rafforzate per garantire la massima sicurezza durante gli eventi in presenza e su piattaforme digitali per permettere alle aziende di raggiungere compratori e stampa qualora il Covid (o una quarantena) impedisca l’incontro fisico. Obiettivo: salvare un business, quello della moda maschile, che nel 2022 dovrebbe tornare ai livelli pre pandemia, complice la spinta dell’export.

Gennaio è da sempre il mese chiave per la moda maschile italiana. Quest’anno lo è ancora di più visto che una delle manifestazioni “competitor” di Pitti (11-13 gennaio, a Firenze) e Milano Moda Uomo (14-18 gennaio), e cioè la London Fashion Week Men’s, ha già dato forfait ai primi di dicembre proprio causa Covid. La scena, dunque, è tutta per l’Italia. Il boom dei positivi, nel nostro Paese e in Europa, ha portato qualche azienda a fare un passo indietro: dopo le cancellazioni di Giorgio Armani a Milano e Parigi, quella di Brunello Cucinelli a Firenze e lo slittamento del progetto Valentino Vintage ad aprile 2022, ieri è stato annullato (e rimandato alla prossima edizione) l’evento di Ann Demeulemeester, special guest di Pitti 101. Altre maison, come Fendi e Dolce&Gabbana, hanno invece confermato gli eventi fisici.

Defezioni e conferme

Preso atto delle defezioni finora annunciate (e del fatto che potrebbero tirarsi indietro altri brand), gli organizzatori delle diverse manifestazioni si sono scoperti compatti nella reazione: andare avanti. «Pitti Immagine ha fatto una scelta sin dall’inizio della pandemia – ha detto l’ad Raffaello Napoleone –. Restare vicini alle aziende, ai compratori, cercare l’interesse dell’intero sistema moda. Da allora a quella scelta siamo rimasti fedeli, adattandoci all’evoluzione della situazione generale». Sulla stessa linea Carlo Capasa, presidente della Camera nazionale della moda (Cnmi), forte delle esperienze comunque positive degli scorsi anni: «Le fashion week di Milano in questi anni di pandemia sono state riconosciute dagli addetti ai lavori, a livello internazionale, come quelle dove si sono sentiti più sicuri e tutelati, anche grazie al nostro costante lavoro con le istituzioni, in primis il Comune di Milano. È nostra intenzione proseguire in questa direzione, confermando una fashion week in presenza e in sicurezza». Si terrà come previsto anche Expo Riva Schuh &Gardabags, salone dedicato a calzature e accessori con 500 espositori, in programma dal 15 al 18 gennaio a Riva del Garda.

Regole rafforzate per non rinunciare agli eventi fisici

La prima mossa degli organizzatori è stata rafforzare le regole: «I lavori in Fortezza da Basso vanno avanti con rigorose misure di sicurezza – ha detto Napoleone – e con protocolli ancor più stringenti di quanto previsto dalle norme più recenti, sia durante gli allestimenti sia nei giorni di fiera». La Camera della moda invierà domani mattina ai brand che parteciperanno alla fashion week – che conta, ad oggi, 19 sfilate, 24 presentazioni e 10 eventi in presenza – la versione più aggiornata (la quarta) delle “Indicazioni operative per la redazione di protocolli per la tutela della salute e prevenzione del rischio da contagio Covid-19 nella realizzazione di sfilate di moda”, sviluppato in collaborazione con le autorità competenti e allineato alle ultime disposizioni del Governo. In testa: super greenpass e mascherina FFp2 per tutti.

Buyer in arrivo da Europa e Usa

I dati sui contagi, intanto, non sembrano spaventare i buyer stranieri che, al momento della stesura di questo articolo, non hanno cambiato idea sulla presenza a Pitti o a Milano. A Firenze, fanno sapere da Pitti Immagine, sono attesi soprattutto compratori europei (e, in particolare, da Francia, Germania e Regno Unito) e dagli Stati Uniti. Stessa “composizione” del parterre di buyer attesi da Camera della moda, che anche quest’anno ha attivato un programma di incoming ad hoc, con servizi pensati per facilitare pratiche burocratiche (come i tamponi per il rientro nei rispettivi Paesi) e spostamenti: nessuna disdetta registrata (per ora). Conferma l’andamento Riccardo Grassi, titolare dell’omonimo showroom milanese: «Abbiamo in agenda molti appuntamenti sia con compratori europei, con la Gran Bretagna come unica incognita, sia con gli americani che hanno preferito Milano a Parigi», dice. Scarseggiano invece gli arrivi dall’Asia («che vale il 50% del business circa», sottolinea Grassi) e dalla Russia.

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