Pubblicato il
17 gen 2022
È un appello accorato quello che Aefi, l’Associazione Esposizioni e Fiere Italiane che conta oggi 40 associati che organizzano oltre 1.000 manifestazioni, lancia al Governo italiano, attraverso le parole del suo Presidente, Maurizio Danese.

“Serve l’attivazione urgente di nuovi corridoi per consentire anche a operatori internazionali vaccinati non Ema di partecipare alle fiere in Italia. Se il Governo ha deciso, come giusto, di non chiudere le manifestazioni fieristiche, allo stesso tempo deve stabilire regole chiare per consentire l’accesso a tutti gli operatori della domanda, anche quelli i cui vaccini non sono riconosciuti dall’Ema (Agenzia europea del farmaco). Con le attuali regole rischiamo la cancellazione di tutti i grandi eventi internazionali, con danni enormi nei confronti dei player fieristici e soprattutto delle imprese del made in Italy”, ha sottolineato Danese nella nota stampa diramata.
Secondo quanto appreso da Aefi, le regole attuali, infatti, richiedono giorni di quarantena o vaccinazioni aggiuntive con vaccini riconosciuti da Ema, il che ovviamente potrebbe con ogni probabilità scoraggiare gli operatori dal venire in Italia per partecipare alle manifestazioni fieristiche.
“Importanti rassegne sono infatti momentaneamente costrette a rinunciare alla presenza di molti operatori provenienti in particolare da Cina, Russia, Corea, Giappone, Medio Oriente e tanti altri mercati considerati emergenti per il nostro made in Italy; un danno per il business dell’offerta italiana che chiediamo venga risolto il prima possibile”, aggiunge Danese. “Quasi tutte le fiere internazionali del primo bimestre di quest’anno hanno già dovuto rinviare a primavera, ma rischiano di saltare definitivamente se non si troverà una soluzione a questo gap normativo che ha pesato non poco nella scelta dei top player di posticipare le grandi rassegne”.
Un nodo da sciogliere dunque per il nostro Governo, se si intende tutelare un settore, quello delle fiere italiane, che oggi genera un business di circa 60 miliardi di euro all’anno.
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