Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
19 gen 2022
La stagione parigina dell’abbigliamento maschile – che mostra i vestiti per l’inverno 2022 – si è aperta martedì con un trio di collezioni davvero notevoli, realizzate da altrettanti giovani designer molto diversi tra loro, a sottolineare la capacità della Ville Lumière di attrarre nuovi e dinamici talenti, anche nel periodo pandemico che pare senza fine.
Un sudafricano, un duo franco-filippino e uno parigino hanno mostrato show e vestiti molto contrastanti in tre arrondissement lontani l’uno dall’altro, ognuno dei quali annunciando i propri marchi come nuove destinazioni distintive per hipster urbani e seguaci della moda che bramano il nuovo, il tutto mentre Parigi ha dato il via alla sua stagione di sfilate maschili di inizio 2022 della durata di sei giorni, che termina domenica sera.
Lukhanyo Mdingi – Into Africa
Momento di vera grazia in apertura della Fashion Week maschile di Parigi. Un evento con pochi presenti, ma una collezione, un cast e un momento culturale molto affascinanti quelli presentati da Lukhanyo Mdingi, pacato stilista sudafricano.

Una fresca miscela di tessuti africani, sensibilità preppy e tessuti locali grezzi svelata in un’oscura galleria nell’undicesimo arrondissement, zona est di Parigi. La linea faceva spesso eco al grande fotografo maliano Malick Sidibé, anche se la collezione è scaturita da un soggiorno di sei settimane di Mdingi in Burkina Faso, al confine con il Mali, nell’ultima interazione in ordine cronologico dello stilista con un progetto di moda etica.
“Abbiamo trovato i materiali più straordinari e poi li abbiamo mescolati con la nostra sensibilità. Rimanendo fedeli a noi stessi, ma dirigendoci in un posto nuovo”, ha spiegato Mdingi, che ha intitolato questa serie di vestiti “The Bodyland Collection”.
Il tutto presentato con dignità su una dominante di colore che esibiva molteplici tonalità e ‘afrori’: dal funky al crespo, dal faraonico al favoloso. Mentre piccoli gruppi di modelli passeggiavano insieme per la galleria, un tessitore tradizionale lavorava in un angolo e un musicista pizzicava con cura le corde di un’alta Kora, un’arpa-liuto locale, per fare una serenata al cast.
In un tableaux, un quartetto di fiera bellezza: un’adolescente marocchina con una polo a losanghe e pantaloni abbinati; un tipo nigeriano con una canotta di lana stropicciata rifinita con corde e nappe; una bellezza haitiana in un abito a tre bottoni con pantaloni bianchi e risvolti; un giovane senegalese con una canotta a coste e un’enorme sciarpa nera varsity. Tutte le creazioni riuscivano a sembrare contemporanee, pur rientrando pienamente nel tipico classic cool del continente nero.
Bluemarble – Estetica da arcipelago
Le rock star filippine salpano con l’ultima collezione nautica, elegante e nobile della label Bluemarble, fondata da Anthony Alvarez, un designer da tenere d’occhio nell’abbigliamento maschile.

Quasi tutti i look si legavano al mondo del mare, come i pantaloni da marinaio a più bottoni brillantemente ibridati, indossati su sneakers funky rifinite in finta pelliccia di gorilla di color arancia amara o violetto.
Gli ammiragli artistoidi di Alvarez sfilano in una serie di surreali montgomery e parka marinareschi, all’interno di un vecchio edificio malconcio in un angolo trasandato di Parigi sul retro della Gare de Lyon. I migliori cappotti erano confezionati in lana tie-dye, poiché lo stilista ha attinto alle sue origini filippine.
La cosa migliore sono state le grandi stampe grafiche patchwork ispirate alle barche Vinta, che alimentano una tradizione locale in cui si decorano vele asimmetriche rettangolari, che vengono poi issate su un pennone fortemente inclinato, per importanti festival nelle Filippine meridionali.
“Sono così belle che quando le ho scoperte ho dovuto averle in questa collezione!”, si è entusiasmato il designer.
In parte francese e in parte filippino, Alvarez in realtà è cresciuto a New York, e la suprema fiducia in loro stessi dei newyorkesi è stata ben espressa nel suo finale da dio del rock con pantaloni da tuta da ginnastica tempestati di cristalli; jeans baggy da skater; pantaloni con fantasia paisley e cardigan cristallini con motivi primitivi.
“C’era qualcosa dell’enorme ego delle rock star americane che volevo catturare”, ha ammesso Alvarez, aprendosi in un grande sorriso, in un’anteprima pre-show.
Egonlab – Coligny Cool
Questioni spirituali da Egonlab, in un impressionante défilé allestito nella chiesa protestante più famosa di Parigi, che si è aperto con un finto prete tatuato sul viso che faceva oscillare un fumoso turibolo di incenso.

La sfilata si è svolta all’interno del Tempio dell’Oratorio, al di fuori del quale si trova una statua dell’ammiraglio Coligny, il cui assassinio da parte di sostenitori di Caterina de’ Medici scatenò il massacro del giorno di San Bartolomeo del 1572.
Anche se il diacono decadente visto in questo show è stato seguito da eleganti gentiluomini amanti dell’alta sartoria, in abiti a tre pezzi, il cui terzo elemento poteva essere un mini kilt o una minigonna da insegnante.
In questa collezione co-ed, il duo di Egonlab – Florentin Glémarec e Kévin Nompeix – ha anche mostrato delle femme fatales in abiti neri fatti di lana di feltro affilati come rasoi abbinati a stivali con plateau anch’essi neri; oppure rigorosi abiti da sera, sempre neri, con schiene ben in vista che sembravano cuciti addosso alle modelle.
Inoltre, le fantasmagoriche camicie con stampa toile de jouy del duo erano sensazionali. Tutto sommato, la collezione era piuttosto irregolare: ad esempio, diversi piumini imbottiti dalla forma bulbosa sembravano totalmente sbagliati, ma quando ritorna alla sartoria, Egonlab offre qualcosa di davvero nuovo e molto potente.
Insomma, un incisivo controbilanciamento parigino allo street luxury ultimamente predominante. Fatto estrememente positivo. Bello essere di nuovo a Parigi.
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