Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
20 feb 2022
La tempesta Eunice ha colpito duramente Londra venerdì sera e la settimana della moda si è aperta in pieno allarme rosso con lo show di Edward Crutchley.

Un profluvio di immagini gotiche con una buona dose di decadenza dandy ha permeato lo spettacolo di Edward Crutchley, uno dei designer maggiormente da seguire della scena londinese.
La fluidità dei generi era onnipresente in questa collezione, presentata nell’antiquato loft del magazzino di Bargehouse, sulle rive del Tamigi. Da venerdì, Londra è teatro di quasi 40 sfilate fisiche ufficiali in calendario e di numerose altre presentazioni disseminate per tutta la città. Giornalisti e buyer sembrano finalmente pronti a tornare in massa agli eventi fisici.
E l’opening proposto da Edward Crutchley non è mancato di brio, con i suoi tagli attillati traforati, la sua magnificenza degna dei Tudor e la sua androgina eleganza.
Pochi designer conoscono la storia della moda come Edward Crutchley, che si distingue costantemente per la capacità di fondere epoche diverse in creazioni intriganti e seducenti.
Crutchley firma un doppiopetto modernista bianco boyfriend, dal taglio perfetto e realizzato in panno di lana, oltre a un cappotto edoardiano in suede nero, indossato come una gonna, in una rappresentazione di misteriosa bellezza. Ricorderemo anche l’impeccabile blazer in panno di lana, indossato con una gonna a tubino in velluto e viscosa, chic e trendy. Il tutto in materiali interessanti, il che non costituisce davvero una sorpresa dato che Edward Crutchley è anche colui che sviluppa i tessuti per Kim Jones e il suo uomo Dior.

Edward Crutchley è un tuttofare a cui piace mostrare l’ampiezza delle sue possibilità, cosa che fa brillantemente con un cardigan lungo in mohair la cui fantasia ricorda le ali di una farfalla, o con un corsetto con maniche gigot indossato con una gonna a portafoglio super-sexy, o anche con un completo maschile glamour con revers lunghi indossato con pantaloni lilla. Il tipo di look che Saint Laurent avrebbe potuto immaginare se avesse frequentato la Central Saint Martin’s.
E proprio quando l’azione cominciava a impantanarsi nella cortesia borghese, Edward Crutchley ha avuto il colpo il genio di mandare in passerella un modello barbuto, tinto di biondo, con un corpo degno di Thor, (s)vestito con un body bucato. in maglia leopardata, calzini alti e stivali viola.
“Il lato queer è onnipresente nel gotico, a tal punto che la sua funzione principale è quella di dimostrare il rapporto tra marginalità e mainstream”, afferma una citazione del programma online della sfilata “Queering the Gothic”, un saggio filosofico che studia i testi dalla prospettiva delle teorie queer.
In ogni caso, non c’è niente di sbagliato in questa collezione, indossata da modelle con occhi fumo di Londra e capelli lucidi, che sfoggiano girocolli in palladio a triplo logo, la maggior parte dei quali accompagnati da orecchini a forma di pinze per capezzoli. Le modelle calpestano il polveroso parquet calzando zeppe in pelle invecchiata, decorati con borchie, anelli e lacci di metallo.
Una collezione ideale sotto ogni punto di vista per questo venerdì selvaggio e sferzato dai venti della tempesta Eunice, che ha spazzato via parte del tetto del centro commerciale O2 in Finchley Road.
Conner Ives: ispirazione Hudson Valley
È molto piacevole vedere proposte decisamente assurde sulle passerelle londinesi, come quella di Conner Ives, un americano che è stato semifinalista del premio LVMH.
In questa stagione, Conner Ives si è ispirato alla scuola della Hudson Valley, un movimento artistico del XIX secolo che glorifica i paesaggi selvaggi e sublimi della campagna di New York.
“Io stesso sono cresciuto nella Valle dell’Hudson e mi rendo conto che le mie fonti di ispirazione sono le stesse di quegli artisti di centinaia di anni prima di me”, spiega.
E sebbene gli abiti presenti nello show spesso avessero poco a che fare con le tonalità terrose e gli audaci panorami del movimento artistico in questione, per la maggior parte erano comunque di alta qualità.

Come al solito, Conner Ives disegna le sue collezioni per degli archetipi. Ognuno dei suoi 26 look ha avuto il suo debito nome, da “Casalinga” a “Vicepresidente”.
O l’adolescente supermediatica e iperconnessa, interpretata dalla geniale Edie Campbell, in un peacoat giallo e bianco oversize e berretto con visiera piatta con stivali di vernice rosso brillante, come uno dei tramonti di Frederic Edwin Church.
“Sexy, giocosa ed espressiva. Fa la stupida con i ragazzi, ma ha superato a pieni voti i test di ammissione alle migliori università”, commenta lo stilista.
Un maglione rosso il cui colore richiama un incendio nei boschi sembra fatto su misura per Diana Ross. Un ragazzo selvaggio di Laurel Canyon indossa un abito-sciarpa minimalista e un top con spalline incrociate. Una splendida studentessa in pieno anno sabbatico a Bali indossa un abito giallo dorato senza maniche con un drappeggio da mozzare il fiato. Insomma, una giovinezza molto glamour.
L’idea geniale di Conner Ives è quella di prendere elementi tipici dell’iconografia americana e mescolarli con drappeggi classici e silhouette da gran dama. Uno stile trendy e originale, che però non sempre funziona, come nel caso di un terribile abito rosso di cotone con logo da basket dei Buckeye Champions, un vero supplizio per gli occhi.
Ma questa resta una sfilata vivace e colorata e Conner Ives uno stilista la cui carriera non può che decollare. In effetti, è già così.
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