Moda

Ottimismo in passerella: da Fendi a Diesel, l’estetica dà vita al nuovo presente


Ritorno a dove eravamo esattamente due anni fa: l’emergenza pandemica non è ancora ufficialmente terminata, ma la moda anticipa sempre e decreta che così è. La fashion week milanese si è aperta ieri sotto i migliori auspici e un ottimismo energizzante. Conta quasi per intero show in presenza, affastellati in un calendario così fitto e denso da richiedere, forse, un giorno in più.

Le audience non sono più distanziate, in molti sono tornati a presenziare con o senza invito, e in generale si riafferma lo status quo, con una ansia di compensazione che quasi intenerisce, e l’oblio totale dei buoni propositi da lockdown che invece impensierisce. Ripartire dal passato, del resto, è un principio fondamentale della dinamica modaiola. Alla peggio è nostalgia che paralizza nelle ripetizioni alla meglio è invito a nuove interpretazioni.

Fendi, il dinamismo dell'eleganza

Fendi, il dinamismo dell’eleganza

Photogallery36 foto

Visualizza

La prima giornata di sfilate, in effetti, intreccia tutta una tessitura di sguardi su ciò che è stato per immaginare il qui e ora. Da Fendi, Kim Jones abbandona la velleità di un radicale ripensamento del codice – invero, finora, non tanto radicale – e riporta l’estetica della maison romana dentro il gineceo familiare che la rende così potente. Però, sposta l’attenzione su Delfina, figlia di Silvia e giovane donna dallo stile insieme severo e voluttuoso, ritroso e sfrontato, e sul suo guardaroba, nel quale i pezzi Fendi ereditati dalla madre si incrociano in sincronie diacroniche. La collezione muove, senza nostalgia, da due storiche prove del compianto e insostituibile Karl Lagerfeld: l’omaggio a Memphis – il movimento di design, non la città – del 1986 e le leggerezze e trasparenze eteree della primavera/estate 2000. Dalla crasi di queste due citazioni, amalgamate nel segno della femminilità matronale, bollente come il ghiaccio, di Delfina, nasce una espressione sicura e convincente, nella quale la freddezza un po’ asettica che finora è stata tipica di Jones si scalda ed evapora, mantenendo un contegno.

Un look della sfilata Giada AI 22-23

Anche da Giada la temperatura complessiva si alza, mentre il corpo si rivela senza però troppo concedere: Gabriele Colangelo, il direttore creativo, parla di una donna che è fiore tra le rocce, ma la immagina più eterea, in realtà, che coriacea.

Daniele Calcaterra lavora in sottrazione: il suo purismo fatto di volumi aumentati e tessuti preziosamente corposi emana carattere e sensualità, e vibra nello spazio che si crea tra corpo e vestito.

Link Sorgente

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *