A pochi giorni dall’avvio dei saloni Micam e Mipel, le rispettive associazioni di categoria, Assocalzaturifici e Assopellettieri, hanno comunicato i dati preliminari relativi all’andamento dei due comparti nel 2021. Dati che evidenziano segnali di ripresa, seppur con risultati ancora al di sotto rispetto al 2019.

Nel 2021 il comparto calzaturiero italiano ha registrato un incremento di fatturato del +18,7% sul 2020, attestandosi a 12,7 miliardi di euro; il gap rispetto al 2019 è del -11%. L’export ha raggiunto un valore di 10,3 miliardi di euro a consuntivo, il secondo miglior risultato di sempre, anche al netto dell’inflazione. Bene, in particolare, le prime due destinazioni, ovvero Svizzera (+16,2% in valore sul 2020, nei primi 11 mesi) e Francia (+24%), tradizionalmente legate al terzismo; ma anche USA (+42%) e Cina (+37,5%) che ha già abbondantemente superato i livelli 2019. Tra i primi 20 mercati di sbocco, solo tre hanno registrato nel 2021 un segno negativo: Regno Unito, Giappone e Corea del Sud (che ha così interrotto la costante crescita degli anni precedenti).
“L’accelerazione dell’export nel quarto trimestre ha permesso al calzaturiero di archiviare il 2021 mantenendo gli incrementi a doppia cifra che avevano caratterizzato la prima metà dell’anno”, ha commentato il Presidente di Assocalzaturifici, Siro Badon. “Dopo il crollo del 2020, anno in cui è stato duramente penalizzato dal lockdown e dalle restrizioni durante le due ondate pandemiche, il settore è ripartito, con un fisiologico rimbalzo nel secondo trimestre cui è seguito un recupero con intensità più contenuta. Tutte le principali variabili mostrano incrementi non trascurabili in valore, compresi tra il +15 e il +20% (spesa delle famiglie italiane +15,6%, produzione ed export attorno al +17%; fatturato +18,7%). Ma la ripresa è a macchia di leopardo e spesso ancora insufficiente nel ritmo, tanto che gran parte delle imprese non ha ancora raggiunto i ricavi 2019 antecedenti l’emergenza sanitaria”.
Il Presidente sottolinea che se i grandi gruppi internazionali del lusso hanno ripreso a correre, trainando le vendite estere settoriali, tra le aziende piccole e medie molte non ce l’hanno fatta a superare lo shock della crisi (i dati camerali relativi alla demografia delle imprese segnano un saldo negativo di -171 unità, pari al -4,1%) e numerose sono quelle tuttora in difficoltà.
“Inoltre, pesa l’incognita dell’operazione militare della Russia in Ucraina con rischi per l’impatto commerciale sull’interscambio delle nostre aziende con questi Paesi, che sono tra i prioritari, con una clientela che risponde ad una domanda di beni di lusso e di fascia alta”, prosegue Badon. “Due mercati verso cui l’Italia ha esportato complessivamente nel corso del 2021 calzature per circa 317 milioni di euro e che stavano lentamente riavvicinandosi (con un +9,3% complessivo sul 2020) ai livelli pre-Covid (nel 2019 l’export verso i due Paesi valeva 346,4 milioni di euro)”.
Per quanto riguarda la pelletteria, il 2021 si è chiuso con ripartenze significative nel fatturato settoriale (+25,7% sul 2020) e nei livelli produttivi (+29%), ma con gap non trascurabili rispetto alla situazione pre-emergenziale (-17% e -15% rispettivamente). Anche in questo comparto, molte aziende, soprattutto quelle di minor dimensione, sono ancora lontane dall’appianare le pesanti perdite indotte dalla pandemia.

L’export, trainato dalle griffe internazionali del lusso, archivia l’anno con incrementi attorno al +20% (attestandosi a 9,5 miliardi di euro e riportando l’attivo del saldo commerciale oltre i 6,5 miliardi) ma resta al di sotto di quasi il 10% rispetto al 2019. Tra le destinazioni brillano la Francia (+29% in valore sui primi 11 mesi 2020 e +17,5% su due anni addietro), gli USA (+62% e +10% rispettivamente) e i tre principali mercati asiatici (Sud Corea, Cina e Giappone), tutti già ben oltre i livelli pre-Covid.
Sul conflitto Russa-Ucraina, il Presidente di Assopellettieri Franco Gabbrielli ha dichiarato: “Il conflitto scatenatosi in questi giorni ci sgomenta e ci addolora profondamente, soprattutto pensando alle popolazioni civili coinvolte. Un evento terribile che, oltre alle immani conseguenze umanitarie, rischia di avere pesanti effetti di ricaduta economici sui mercati europei e in special modo su quello nazionale. Una crisi che arriva in un momento in cui il nostro settore, dopo la pandemia, stava ricominciando a pensare al futuro in modo positivo. Abbiamo chiuso il 2021 con un fatturato che ha fatto registrare un +25,7% e un export in crescita del 2,4%, con primi segnali di ripresa proprio dalla Russia (+44%). Il mercato russo sappiamo che rappresenta una quota importante per il fashion italiano e molto anche per il mercato della pelletteria. Un’involuzione e un blocco nelle relazioni rappresenterebbe una perdita per tutti gli attori coinvolti e per i mercati di ogni singolo Paese”.
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