«Il caro energia comporta un aumento dei costi di produzione del 25-30% e ha un impatto anche sui materiali per la produzione come materie prime e imballaggi. L’effetto che stimiamo attualmente per il sovraccosto energetico nel 2022 è di circa 80 milioni di euro per l’intero gruppo di cui la metà a carico della divisione beauty. Al momento stiamo continuando a fornire il mercato con regolarità, ma questa situazione determina tensioni sui prezzi anche a causa di una minore competitività dell’industria italiana a fronte di prezzi energetici mediamente maggiori rispetto agli altri Paesi europei». L’allarme arriva da Simone Baratta, direttore della Prestige perfumes and cosmetics business unit di Bormioli Luigi, vetreria specializzata nell’offerta di contenitori per profumeria, distilleria e tavola dove lavorano oltre mille persone e si producono 250 milioni di pezzi all’anno nei due stabilimenti di Parma e Abbiategrasso, vicino a Milano.
Le incognite sulla ripresa
Una delle tante aziende sulla quale pesa la crisi energetica che sta mettendo in difficoltà numerosi settori, tra cui la cosmesi. Secondo l’associazione di categoria Cosmetica Italia, infatti, sul 2022 – che dovrebbe segnare la ripresa per il settore con un fatturato prossimo ai 12,5 miliardi di euro – incombono due pesanti incognite: l’aumento dei costi di materie prime ed energia (in media del 21%), dei servizi logistici e la crisi geopolitica Russia-Ucraina.
Le difficoltà della supply chain della cosmetica interessano praticamente tutti gli anelli della catena produttiva, come spiega Ambra Martone, vice presidente di Icr, azienda di Lodi da 600 dipendenti specializzata nella produzione e distribuzione di profumi e cosmetici: «La situazione relativa all’approvvigionamento dei principali materiali rilevanti per la profumeria è critica: vetro, carta, componenti plastiche e metalliche e anche diverse materie prime per le formulazioni dei bulk. Per il vetro le cause sono diverse: la chiusura di molti forni durante la crisi legata alla pandemia, la forte domanda di fiale in vetro per il settore medicale in particolare per i vaccini e la grande crescita della domanda da parte della profumeria che non era stata prevista».
La ripartenza è a rischio
«Da mesi tutta la filiera è sotto stress, dai vetrai alle cartiere ai produttori di componentistica e perfino le case essenziere – aggiunge Marco Vidal, presidente di Mavive, altra azienda produttrice di fragranze fondata a Venezia nel 1986 da Massimo Vidal -. Tutti stanno registrando aumenti dei costi e difficoltà di reperimento di materie prime e disponibilità di noli per i trasporti. Stiamo lavorando con tutti i nostri fornitori per cercare di stabilizzare i prezzi, limitando gli aumenti a tutela del consumatore. Ma se i governi non intervengono urgentemente per bloccare questa dinamica impazzita e in gran parte ingiustificata dei prezzi, si rischia di distruggere completamente la ripartenza».
La maggiore carenza, secondo Davide Sgariboldi, general manager di EuroItalia – terzista che produce e distribuisce profumi e cosmetici con una quota export del 97% del fatturato – è attribuibile alla carta, come conseguenza di un’importante deplastificazione del sistema e mancanza di capacità produttiva. «Riguardo a prezzo e disponibilità – dice – nel 2021 abbiamo ragionato solo in termini di disponibilità. Siamo quindi stati disposti a spendere multipli del prezzo di costo che eravamo soliti pagare. Questa strategia ci ha permesso di crescere a discapito ovviamente del conto economico. Nello specifico non abbiamo sofferto per il vetro, ma per la carta abbiamo dovuto subire rincari del 40%».