Non una pietra, né un metallo: i più antichi gioielli della storia dell’umanità sono state conchiglie. È questa la conclusione degli archeologi che lo scorso novembre hanno rinvenuto in una grotta del Marocco un piccolo tesoro formato da 33 conchiglie forate, risalenti a circa 140 milioni di anni fa. Dunque è lunghissimo il filo che lega quegli ornamenti ai camei fatti di conchiglie, un patrimonio di arte, ancor prima che di gioielleria, che da oltre 210 anni ha in Torre del Greco la sua capitale.
Una storia lunga secoli dai minerali alle conchiglie
Nei secoli la lavorazione dei camei aveva appassionato persino Greci e Romani, che però incidevano le loro immagini in pietre come l’onice o il calcedonio, per gioielli da imperatori che furono amatissimi anche dai regnanti dei secoli seguenti, da Elisabetta I, per esempio, o da Napoleone, che donò alla consorte Giuseppina la celebre tiara di camei (ora gioiello della corona svedese) e che volle aprire a Parigi una scuola di glittica. Ma è a Torre del Greco che, si dice, dei marinai provenienti da mete esotiche ebbero l’idea di lavorare le conchiglie bicolori provenienti da isole lontane – della specie Cassis – come fossero pietre, trasformando una curiosità in una preziosa eccellenza che ha dato vita nel tempo a un mini-distretto. Proprio a Torre del Greco nel 1957 Michele Di Luca fondò un atelier di lavorazione dei camei, che negli anni 80 i figli – Gino, Anna, Pina e Marinella – hanno trasformato in azienda internazionale. Un’azienda che ora è pronta a diventare globale, grazie al suo marchio Cameo Italiano, che nel 2021 ha fatturato 2,5 milioni di euro, per il 75% all’estero.
«La nostra famiglia è attiva da generazioni nella lavorazione dei camei – spiega Gino Di Luca, ad dell’azienda -. Trentacinque anni fa abbiamo avuto l’intuizione di portare la bellezza di queste creazioni nel mondo, a partire dal Giappone, dove amano molto i camei come quintessenza del gusto italiano, e li usano anche come spille per decorare l’obidome, la grande cintura dei kimono». Ma oltre alla classicità, oggi si punta con convinzione sulla contemporaneità, per 32 collezioni e un totale di circa 400 modelli in catalogo: «Abbiamo studiato un intero anno come rendere moderno il cameo e ci siamo riusciti, perché Cameo Italiano è stato da subito un successo – nota l’imprenditore -. Abbiamo collezioni permanenti, ma anche linee che aggiorniamo stagione dopo stagione, gioielli dallo stile più moderno e da indossare come un accessorio, tutti i giorni, anche con una T-shirt e i jeans».
I piani di sviluppo passano da negozi e digitale
Un processo di rinfrescamento che non toglie nulla alla preziosità di queste gemme del mare, lavorate a mano da maestri incisori secondo un processo tramandato da generazioni: la parte della conchiglia da lavorare, il pezzo “aggarbato”, si fissa all’estremità di un bastoncino di legno, con un collante a base di pece greca, una resina vegetale, la cui ricetta viene gelosamente custodita. Dopo aver studiato il disegno da realizzare, il maestro lo abbozza sulla conchiglia selezionata, creando gesto dopo gesto, intaglio dopo intaglio, una nuova opera d’arte. È proprio questo il racconto con cui Cameo Italiano ora punta a crescere, anche in Italia: «Dopo esserci consolidati a livello B2B a livello internazionale, ora vogliamo sviluppare il canale B2C – prosegue Di Luca -. Al momento siamo presenti in 400 punti vendita in Italia e stiamo valutando la possibilità di aprire nostri monomarca. Vogliamo farci conoscere, anche tramite i canali digitali, dunque il nostro sito e i social, ma investiremo anche in altri canali».
Prossimo obiettivo, la Cina
Ma la frontiera che Cameo Italiano guarda con più ambizione è più a est: «In Cina prevediamo una grande crescita – aggiunge l’ad -. Basti dire che nel 2019 pre-Covid abbiamo registrato proprio lì la quota più alta del nostro fatturato, portando solo dei campionari. Le potenzialità sono enormi. Abbiamo avuto già molto successo partecipando agli eventi organizzati da Ice, che ci hanno messo in contatto con imprenditori locali che si sono innamorati dei nostri camei e hanno deciso di portarli sul mercato cinese. Un mercato che peraltro è tutto da costruire, focalizzato com’è oggi solo su pochi marchi. In Cina, rispetto al Giappone, si apprezza anche il valore di un oggetto, e le preziose lavorazioni dei nostri camei lo esprimono molto efficacemente. Abbiamo in programma di aprire tre monomarca ad Hainan (la resort destination dove si stanno concentrando gli investimenti retail dei marchi della moda e del lusso in Cina, ndr), e altri due in importanti mall del Paese, anche tramite la società Di Luca Jewelry Shanghai che abbiamo aperto a febbraio 2021 per gestire meglio le importazioni». Alla Cina sarà anche dedicato uno speciale canale e-commerce.