Sfilate

McQueen a New York con la resilienza dei funghi


Di

Ansa

Pubblicato il



16 mar 2022

La scena è un magazzino di Brooklyn riempito di “mulch” a cumuli da cui emana l’odore pungente del sottobosco. Ventisei anni dopo il debutto di Alexander McQueen a New York, la casa di moda britannica disegnata ora da Sara Burton è tornata nella Grande Mela per presentare la prossima collezione autunno-inverno, una delle più attese della stagione.

Alexander McQueen

L’ispirazione che dà il titolo allo show nell’Agger Fish Building è il micelio, quel tessuto connettivo di ligamenti che parte dai funghi e nutre il bosco: “È il modo con cui le piante comunicano tra loro e si guariscono, ma sono anche tossici, c’è un elemento di pericolosità”, spiega la stilista amata da Kate Middleton e che ai funghi, alla loro resilienza e ai loro colori, si è ispirata per una passerella all’85 per cento all’insegna del riciclaggio, poliestere incluso. La Burton ha raccolto il testimone di McQueen 14 anni fa dopo esserne stata per un decennio il braccio destro.

Una quarantina di uscite, “A Forest” della band gothic rock The Cure come colonna sonora, e i filamenti del micelio sono spuntati come frange da maglioni oversize che sembrano sfarsi sotto i tuoi occhi e abiti da sera con la brillantezza del technicolor: giallo e verde acido, blu elettrico, arancio mandarino, rosso pomodoro. Tanti tagli di sartoria, orli asimmetrici, omaggi agli anni novanta per le spalle ben costruite e citazioni punk nella pelle (ancora animale, ma la Burton sta sperimentando con l’eco-pelle ricavata dal micelio) punzonata da borchie e cerniere dei giubbotti e le tute da biker. La griffe sfila di solito a Parigi ma già lo scorso ottobre la Burton aveva rotto la tradizione per uno show sul tetto di un garage di East London con vista sulla City.

Alexander McQueen

Quello di Brooklyn fa parte di un piano per fare del brand “una delle più potenti del polo del lusso internazionale”, come aveva preannunciato un anno fa il Ceo di Kering Emmanuel Gintzburger, ma è stato anche il follow up a una storia leggendaria in tre capitoli: nell’autunno 1996, con lo show ‘Dante’ in una sinagoga abbandonata di Norfolk Street, McQueen reinventò cosa avrebbe potuto essere una passerella di New York e fu il trampolino che lo lanciò come superstar sulla scena globale.

Tra i capi portati in passerella un paio “spray painted” hanno poi evocato l’altra sfilata newyorchese, ‘Eye’, che nel 1999 vide l’abito bianco indossato da Shalom Harlow “dipinto” dal vivo, come in una danza erotica, da due robot usualmente usati nell’industria dell’auto. Il tutto poi confluì nella mostra blackbuster del Met nel 2011, l’anno dopo il suicidio dello stilista. A organizzarla, Andrew Bolton, diventato da allora il curatore del Costume Institute, che ieri era seduto nel pubblico accanto ad Anna Wintour.

Copyright © 2022 ANSA. All rights reserved.

Source link

Articoli correlati

Lascia un commento