Di
AFP-Relaxnews
Versione italiana di
Laura Galbiati
Pubblicato il
28 mar 2022
Si è veramente trovata una soluzione per il futuro in merito alla plastica riciclata che compone le nostre bottiglie di acqua o bibite? Uno studio della Brunel University afferma che i contenitori realizzati con PET riciclato contengono più sostanze chimiche rispetto alla versione meno ecologica in plastica. Conclusioni che saranno studiate attentamente nell’universo tessile, dove il PET viene oggi utilizzato come fonte di filati tecnici riciclati, in particolare per il poliestere.

Con 480 miliardi di bottiglie di plastica vendute ogni anno, secondo Euromonitor International, si pensava di aver trovato una prima risposta al problema dell’inquinamento da plastica, soprattutto perché meno del 14% di queste bottiglie viene riciclato. Non sorprende quindi che molti marchi stiano facendo dell’uso della plastica riciclata un punto di forza. Le bottiglie PepsiMax oggi mostrano ostentatamente che il contenitore è realizzato al 100% in R-PET (polietilene tereftalato). Un materiale la cui produzione genera emissioni di CO2 cinque volte inferiori rispetto a una nuova bottiglia in PET.
Ma ecco che ora i ricercatori britannici si sono resi conto che questo polimero sintetico, una volta riciclato, potrebbe generare la concentrazione e persino la comparsa di nuove sostanze chimiche. Un vero problema, visto che gli scienziati confermano che queste sostanze migrano dal contenitore al contenuto.
Pubblicati sulla rivista specializzata “Journal of Hazardous Materials”, i risultati specificano addirittura che la migrazione del bisfenolo A (il composto chimico designato come interferente endocrino, proibito nella produzione di biberon dal 2015), è maggiore nella plastica riciclata rispetto alla plastica tradizionale. Secondo i ricercatori, la spiegazione si troverebbe nelle tecnologie utilizzate quando la plastica originale viene distrutta.
“I processi di riciclo comprendono la pulizia delle bottiglie prima che vengano trasformate in nuova materia prima. Investendo in nuove supertecnologie dedicate alla pulizia, abbiamo la capacità di massimizzare la probabilità di decontaminazione del PET riciclato a livelli simili a quelli del PET vergine”, spiega la dottoressa Eleni Iacovidou. La scienziata fornisce anche alcune indicazioni: usate filtri per l’acqua, oppure contenitori per l’acqua molto più grandi.
Ricordiamo che il “patto verde” della Commissione Europea prevede l’introduzione del 30% di materiali riciclati negli imballaggi in plastica entro il 2030.
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