Di
Ansa
Pubblicato il
28 mar 2022
“Bisogna che la politica intervenga così come ha fatto con il Covid” per le Pmi della moda che lavorano con la Russia, “altrimenti tantissime aziende saltano, e avremo un sacco di disoccupati”. Dal convegno ‘Future for Fashion 2022’, per bocca dell’amministratore delegato del gruppo Prada, Patrizio Bertelli, parte una richiesta di aiuto alle istituzioni, a sostegno delle imprese italiane del settore moda che stanno cercando un rilancio dopo la crisi innescata dalla pandemia, e alla luce delle ripercussioni negative della guerra in Ucraina sui mercati.

“Non sarà un problema di Prada, ma delle piccole e medie imprese che lavorano per tutto il sistema moda”, ha detto Bertelli, spiegando che per le Pmi più attive con la Russia “ci sono segnali che non sono positivi”, anche in termini di annullamento degli ordini, e “la situazione sarà preoccupante da settembre in poi”.
Antonella Mansi, presidente del Centro di Firenze per la Moda Italiana, sostiene che “lo sforzo di riposizionamento internazionale delle aziende sia la prima leva per uscire velocemente da una situazione come questa. Alle istituzioni chiediamo di starci vicini, e di poter mettere in campo tutti quegli strumenti che possano incentivare le aziende a migliorarsi ed essere più competitive”.
L’evento, organizzato da Comune di Firenze, Confindustria Firenze e Cfmi, vuole essere un confronto fra i protagonisti del settore sugli scenari futuri. “Essere qua è un simbolo di ripartenza da un momento difficile in cui si assume responsabilità sociale”, ha affermato Alfonso Dolce, Ceo di Dolce & Gabbana, spiegando che il segreto del successo risiede anche nella collaborazione con tante piccole aziende artigianali del territorio, tradizioni spesso familiari.
Grande attenzione anche al sistema di promozione sui mercati internazionali della moda, che è “è il settore dove il sistema fieristico italiano ha la posizione più importante in Europa”, ha affermato Carlo Maria Ferro, presidente dell’Agenzia Ice, secondo il quale dopo la fine della pandemia, resterà “una progressiva abitudine a usare il digitale non come sostituto dell’evento fieristico, ma come ‘amplificatore di segnale’ dal punto di vista geografico, e anche nel tempo, perché si va oltre i 5 giorni della fiera”.
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