Si è spento ieri a St.Barth, all’età di settantotto anni, Patrick Demarchelier, fotografo francese (cominciò come assistente di Cartier-Bresson passando alla moda sotto Hans Feurer) ma americano di adozione, tra i più prolifici ed eleganti.
Dal 1975, quando aprì il suo primo studio negli States, ad oggi, ha lavorato internazionalmente per tutte le principali riviste di moda, diventando noto per un modo che, sotto l’apparente spontaneità, nascondeva infinita maestria.
Leggendaria la sua velocità nel realizzare servizi di moda e ritratti: Demarchelier amava catturare i suoi soggetti nel momento dell’inconsapevolezza invece che in posa, e questo si traduceva in immagini estremamente vive, che bucavano la pagina con eleganza.
Altrettanto evidente era il suo desiderio di celebrare e valorizzare la bellezza dei soggetti. In tanti anni di carriera, mai si fece tentare dalle voghe del momento, dal gusto sensazionale dell’orrido glamourizzato, dal caos come estetica. Il suo stile non-stile, fatto essenzialmente di tecnica, luce e spirito, lo ha reso forse meno immediatamente riconoscibile di altri, più silenzioso, ma per questo più sottile e durevole.
Nell’immaginario collettivo, però, è entrato lo stesso: Lady Diana lo scelse come fotografo ufficiale, e fu lui ad immortalarla piena di grazia inquieta sulle copertine del Vogue inglese e di Harper’s Bazaar ai tempi mitici della direzione di Liz Tilberis.