Di
EFE
Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
19 apr 2022
La catena spagnola di moda bambino Boboli prevede di fatturare 44,5 milioni di euro quest’anno, il 14% in più rispetto al 2021, superando le cifre registrate nel 2019, nonostante l’impatto della guerra in Ucraina sui consumi, e i problemi nei trasporti marittimi.

In un’intervista all’agenzia EFE, l’amministratrice delegata del marchio catalano, Mónica Algás, ha spiegato che l’azienda ha iniziato l’anno fiscale, partito lo scorso ottobre, “molto bene”, anche se nel secondo trimestre i consumi hanno nuovamente rallentato.
Così, nel primo semestre dell’esercizio 2022 (periodo ottobre 2021-marzo 2022), l’azienda catalana ha fatturato 24 milioni di euro, il 17% in più rispetto al 2019 e il 23% in più rispetto al 2021, un aumento registrato in gran parte grazie al canale dei negozi multimarca e alle esportazioni, cresciuti di circa il 35%.
I dati del primo trimestre dell’anno sono stati migliori di quelli del secondo, dopo che lo scoppio della variante omicron del coronavirus, prima, e la guerra in Ucraina, poi, hanno abbassato i consumi. Ma soprattutto, da quando è scoppiato il conflitto è stata notata una significativa diminuzione del “traffico nei negozi”, afferma l’azienda.
L’azienda aveva un nuovo distributore in Russia e un altro in Ucraina, ma l’invasione ha interrotto gli affari nell’area. Allo stesso modo, anche le vendite in Polonia hanno subito uno “stop” perché, vista la vicinanza della guerra, “la paura scoraggia i consumi”.
Tuttavia, Algás ha spiegato che nei negozi multimarca le vendite funzionano “molto bene” e che si sono distinte soprattutto nei 50 corner che Boboli possiede presso la catena El Corte Inglés, dove ha recentemente aperto nuovi spazi in città come Lisbona, Madrid, Salamanca e La Coruña. Presto inaugurerà uno spazio anche nel negozio di Malaga del gruppo di grandi magazzini. Nelle ultime settimane, l’azienda iberica ha anche aperto un punto vendita al numero 119 di Calle Fuencarral, nel centro di Madrid.
Negli ultimi mesi, Boboli ha inoltre sperimentato difficoltà nelle spedizioni a causa dei problemi del trasporto marittimo mondiale, che hanno colpito l’azienda principalmente per quanto riguarda la distribuzione della merce, causando più ritardi del solito. Durante la pandemia, l’azienda ha anche spostato molti dei suoi negozi in aree meglio posizionate e, in alcuni casi, li ha trasferiti in spazi con affitti più convenienti.

Secondo Mónica Algás, i lockdown hanno rivitalizzato il commercio di quartiere e i negozi sopravvissuti “hanno bisogno di marchi di cui potersi fidare”. In questo senso, l’azienda ha concentrato il suo lavoro di comunicazione sui propri clienti, ai quali la merce, durante questa crisi, è stata fornita “a volte in ritardo, ma bene, nel caos sorto durante la pandemia”.
Parallelamente, il marchio ha promosso il suo impegno per la sostenibilità per cercare di alleviare l’impatto che l’industria della moda esercita sull’ambiente. Quindi, tra le proposte alla quali Boboli sta lavorando c’è che il 50% della sua produzione sia realizzato con materiali riciclati o sostenibili entro il 2024 oppure, per quanto possibile, che l’azienda diventi autosufficiente dal punto di vista energetico con i pannelli solari installati nella sede di Llinars del Vallès.
A seguito della pandemia e del ritiro di alcuni marchi di kidswear dal mercato spagnolo, l’anno scorso l’azienda ha lanciato una nuova etichetta di homewear per bambini i cui articoli sono realizzati con cotone biologico, Bob&Oli.
L’azienda di moda per bambini, che lo scorso anno ha festeggiato il suo 40° anniversario, ha chiuso l’ultimo esercizio il 30 settembre scorso con un aumento del fatturato dell’8%, a 38 milioni di euro, e dopo due anni di pausa ha riattivato il “Boboli Sum Award”, che ogni anno premia iniziative, associazioni o ONG legate all’infanzia.
Con sede a Llinars del Vallès (Barcellona), Boboli conta 46 negozi monomarca, di cui una ventina in franchising, e 5 negozi negli outlet, ha circa 270 dipendenti ed è presente in più di 70 nazioni mondiali.