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Per Patrizio Bertelli, Prada ha fatto bene nei primi 4 mesi nonostante Russia e Cina


Versione italiana di

Gianluca Bolelli

Pubblicato il



19 apr 2022

Il gruppo italiano di moda e lusso Prada ha registrato ottimi risultati nei primi quattro mesi dell’anno grazie soprattutto all’attività negli Stati Uniti, che ha compensato l’impatto della sospensione delle operazioni in Russia e dei lockdown causati dal coronavirus in Cina, ha affermato il CEO del gruppo, Patrizio Bertelli.

Patrizio Bertelli, CEO di Prada – Foto: Andrea Frazzetta

Bertelli ha aggiunto che la casa di moda milanese quotata a Hong Kong non ha intenzione di rivedere i propri obiettivi, mentre potrebbe prendere in considerazione una doppia quotazione alla borsa di Milano in futuro, secondo un’intervista rilasciata al settimanale L’Economia del Corriere della Sera pubblicata martedì.
 
La Russia rappresenta solo il 2% delle vendite del gruppo, ma la Cina “è importante e negli ultimi 15 giorni vi abbiamo chiuso più del 50% dei nostri negozi”, ha affermato Bertelli.

Tuttavia, il dirigente (che considera il Made in Italy “elemento fondamentale del lusso”, che “continuerà a essere premiante nel lungo periodo”, con un “divario fra chi produce Made in Italy e chi non produce in Italia che sarà sempre più marcato”) ha aggiunto che la società “ha fatto bene, al di sopra delle aspettative” nel primo trimestre, con gli Stati Uniti che hanno compensato la debolezza della Cina, e ha anche riferito di buoni risultati registrati nella prima parte di aprile.
 
L’imprenditore aretino ha ribadito che suo figlio, Lorenzo Bertelli, gli succederà fra “tre o quattro anni” e che l’opportunità di fondere i principali marchi italiani in un unico gruppo – seguendo il modello seguito dai colossi francesi della moda Kering e LVMH – è ormai andata.
 
“Per me il momento opportuno è stato dal 2000 al 2010, ora siamo molto indietro”, ha detto Bertelli, che recentemente ha comprato, esclusivamente a titolo personale, lo storico ristorante della sua città “La buca di San Francesco”, chiuso da prima dei lockdown, ricorda ancora l’inserto economico del quotidiano milanese.
 
Nella stessa intervista, Bertelli ha sostenuto che con l’allargamento del mercato mondiale verificatosi “in particolare dopo il 2000”, in Italia “il vero, grande, limite nel nostro settore sia stata […] la scelta di “accontentarsi”, preferendo un Ebit del 5% anziché del 15%. Ma un’azienda che non guadagna non può crescere”. Per lui, comunque, in Italia abbiamo anche esempi “del contrario, pensiamo a Luxottica e Ferrero, i nomi migliori che possiamo fare: due società che hanno sempre puntato a crescere, una quotata, l’altra no… Penso che sia un tema di atteggiamento imprenditoriale. Nella moda questo non è successo”.

Con Reuters

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Articolo preso da Fashio Network Italia

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