L’attesa è stata ben ripagata. Dopo due anni passati fra cancellazioni (nel 2020) ed edizioni in formato ridotto (quella dello scorso settembre), la ritirata della pandemia ha permesso a New York di tornare a ospitare il Met Gala, uno dei suoi eventi più amati, il primo lunedì di maggio come da tradizione.
Numeri da record: da 35mila dollari per partecipare
Il Gala è sostanzialmente una serata in cui si raccolgono fondi per sostenere il Costume Institute del Metropolitan Museum, una sezione che annualmente dedica mostre a diversi aspetti della moda e della sua storia, attirando solitamente numerosissimi visitatori, come nel caso di “Heavenly Bodies” che nel 2018 sfiorarono gli 1,7 milioni. Ideato nel 1948 da Eleanor Lambert, per finanziare l’unica sezione del museo che aveva bisogno di fondi, prima della pandemia il Met Gala accoglieva circa 600 ospiti del mondo della moda, della finanza, della politica, dell’industria, eredi delle famiglie più in vista del Paese, varie star. Oggi il numero si è ridotto a circa 400, e partecipare, cioè avere un posto a sedere a un tavolo, costa un minimo di 35mila dollari. L’edizione del settembre 2021 ha raccolto 16,4 milioni di dollari, cifre coerenti con la sua anima da “Super Bowl della moda”: secondo Business of Fashion, uno spazio pubblicitario da sei secondi nel suo streaming di circa due ore può arrivare a costare 500mila dollari. E secondo Launchmetrics, se il Super Bowl ha una media impact value di 520 milioni di dollari, il Met Gala arriva a 543.
Da dieci anni le big tech sono i principali sponsor
Due anni di pandemia non sono trascorsi senza lasciare traccia anche sul Met Gala. Certamente alcuni aspetti sono stati solidamente confermati: innanzitutto la supervisione di Anna Wintour, la storica direttrice di Vogue, che lo dirige dal 1995 e e alla quale il Costume Institute è intitolato dal 2014 (peraltro, con tempismo perfetto è uscita la sua nuova biografia non autorizzata, “Anna: The Biography”, scritta da Amy Odell); la presenza di centinaia celebrità, che si sfidano sorridendo a chi indossa la creazione più magnifica e indimenticabile; la sponsorizzazione di almeno una delle big tech, quest’anno Instagram, come da uso consolidato degli ultimi dieci anni.
Fino al 2010 i principali sponsor erano infatti marchi dell’industria della moda, Armani, Burberry, Balenciaga, Gap, solo per nominarne alcuni. Dal 2012 è iniziata la sequenza delle sponsorizzazioni delle big tech, com Amazon che sostenne la mostra su Schiaparelli e Prada, seguita da Yahoo e Apple. E anche se non l’ha finanziato in modo diretto attraverso la neo-acquisita Twitter, una delle star del red carpet 2022 è stato Elon Musk, accompagnato dalla mamma-modella Maya, in Dior e gioielli Chopard.
L’inclusività (o la sua ricerca) la vera protagonista dell’evento
Ma in questa edizione, appunto, qualcosa è cambiato, a partire dall’attentissima composizione della lista degli invitati, incarnazione dei valori che attraversano, o vorrebbero farlo, la moda americana e per esteso gli Stati Uniti di oggi: l’inclusività, innanzitutto, con un numero probabilmente mai così alto di ospiti non solo wasp, ma asiatici, afro-americani, curvy come Lizzo, che di recente ha lanciato Yizzy, la sua prima linea di intimo e shapewear.