Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
4 mag 2022
Azienda californiana specializzata in pelle coltivata in laboratorio utilizzando cellule staminali, Vitrolabs ha annunciato mercoledì 4 maggio di aver raccolto fondi per 46 milioni di dollari (43,6 milioni di euro). A questo roundtable guidato dal fondo Agronomics hanno preso parte anche il gruppo danese Bestseller e quello francese Kering, oltre all’attore Leonardo Di Caprio, a New Agrarian e a Regeneration VC.

La start-up Vitrolabs è stata lanciata nel 2016 con l’ambizione di sviluppare e produrre in serie pelli coltivate in laboratorio ricavate a partire da cellule animali.
L’obiettivo è offrire pelle con DNA animale ma non ottenuto da un animale, a differenza delle alternative vegane a base di piante o plastiche. Forte del successo riscontrato e del supporto di Kering sulle questioni dei test, della concia e delle rifiniture, Vitrolabs si è trasferito lo scorso autunno in una nuova sede di 4.200 metri quadrati a Milpitas (California).
“In un’epoca in cui la tutela ambientale è più importante che mai, le aziende biotecnologiche hanno l’opportunità di aprire nuove strade, cambiando il modo in cui produciamo materiali e costruiamo catene di approvvigionamento”, ha affermato il co-fondatore di Vitrolabs, Ingvar Helgason. “Lanciando la prima produzione di pellame coltivato, stiamo compiendo un passo importante per realizzare la nostra missione, che consiste nel guidare la transizione verso un futuro più sostenibile”.
La pelle a base di cellule staminali ha da tempo attirato l’attenzione dei gruppi del lusso. Nel 2017 a Parigi, Vitrolabs è stato uno dei progetti più ammirati dell’evento Fashion Tech Labs, la cui inaugurazione aveva attirato, tra gli altri, Antoine Arnault (LVMH) e François-Henri Pinault (Kering).
In quell’occasione, il dirigente di Kering aveva insistito con FashionNetwork.com sull’importanza strategica di queste fonti alternative per ottenere cuoio e pellami rispetto all’evoluzione delle aspettative dei consumatori. “È chiaro che alcuni materiali che utilizziamo oggi potrebbero scomparire o essere vietati: è nostra responsabilità trovarvi alternative intelligenti”, ci disse allora il leader del colosso francese del lusso, che ha successivamente sviluppato legami di collaborazione con Vitrolabs.

La pelle coltivata è strettamente monitorata dall’industria internazionale della pelle che, di fronte al grande numero di alternative vegane, ricorda costantemente come la pelle sia un materiale animale.
Una versione coltivata della pelle potrebbe offrire diversi vantaggi, come una migliore regolarità e conservazione delle pelli, che non saranno mai state sottoposte alle vicissitudini della vita animale in natura. Soprattutto, in un’industria della pelle in cui la maggior parte dei pellami utilizzati è rappresentata da sottoprodotti dell’industria alimentare, questa cultura del DNA potrebbe diventare un’alternativa a quegli allevamenti specificamente destinati alla produzione di pelli (coccodrilli, serpenti, ecc.).
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