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“Il nostro obiettivo è poter rispondere a qualsiasi tipo di richiesta”


Versione italiana di

Gianluca Bolelli

Pubblicato il



26 mag 2022

In soli 18 mesi, il Gruppo Florence ha riunito 12 aziende del Made in Italy per creare un polo produttivo nel segmento del lusso, alle quali se ne dovrebbe presto aggiungere una tredicesima. L’operazione, attualmente in fase di finalizzazione, dovrebbe riguardare la realtà specializzata in abbigliamento di altissima gamma Luciano Barbetta S.r.l. di Nardò (LE), dell’omonimo imprenditore tessile pugliese (41,8 milioni di euro di fatturato nel 2020 causa Covid, dopo che nel 2019 erano stati 62,8 milioni, ndr.). L’amministratore delegato del gruppo, Attila Kiss, spiega a FashionNetwork.com il modello di business unico e virtuoso di questo aggregatore di eccellenze, che dovrebbe superare i 400 milioni di euro di giro d’affari complessivo entro la fine del 2022 e che intende quotarsi in Borsa nel 2023.

Attila Kiss, il CEO del polo del lusso tutto italiano – Gruppo Florence

FashionNetwork.com: Diverse entità come la vostra sono emerse negli ultimi tempi.
 
Attila Kiss: Il pioniere è stato Chanel con i suoi métiers d’art. Furono i primi a capire che la filiera produttiva di un certo livello doveva essere preservata. Poi ci sono stati i fondi di investimento, in particolare nel settore calzaturiero. In genere acquisiscono la maggioranza delle aziende e ne lasciano una quota minoritaria agli imprenditori fondatori. Noi rientriamo nella terza categoria, quella in cui il raggruppamento è un po’ più industriale, e c’è un investitore che cerca una maggiore coesione tra le imprese che aggrega.

FNW: Cosa vi differenzia dagli altri?
 
AK: Noi chiediamo agli imprenditori di investire nel nostro gruppo. In generale, rileviamo le aziende al 100% e le famiglie fondatrici reinvestono parte della vendita entrando nel Gruppo Florence, di cui insieme detengono il 35%. Questo passaggio è fondamentale, perché porta gli imprenditori a ragionare come azionisti dell’intero gruppo. Hanno obiettivi totalmente comuni. Questa differenza è fondamentale.
 
FNW: Che approccio avete con le aziende che acquisite?
 
AK: Non vogliamo snaturare le nostre aziende. Soprattutto, vogliamo preservare il loro carattere familiare e locale, perché questo costituisce un vantaggio. Queste famiglie sono radicate nel territorio. I rapporti con i propri dipendenti si basano sulla cultura locale, portatrice di tradizioni e know-how. Loro e le persone che lavorano al loro fianco hanno un forte senso di appartenenza. Sono generalmente degli appassionati e hanno una vera attenzione al prodotto, che gli permette ogni stagione di risolvere i mille problemi e sfide poste dalla realizzazione dei prodotti. C’è una cultura dell’attenzione al dettaglio in Italia.
 
FNW: Come scegliete queste aziende?
 
AK: Devono, ovviamente, avere un bilancio solido, e poi clienti di fascia alta e dirigenti predisposti a lavorare in gruppo. La cosa più importante è preservare l’armonia all’interno della nostra struttura. Queste aziende devono anche essere complementari e inserirsi in una strategia industriale globale. Cerchiamo di coprire tutte le tipologie di prodotto, dai capispalla al jersey, dalla maglieria alle balze, ecc. L’obiettivo è quello di poter rispondere a qualsiasi tipo di richiesta e trovare tutte le soluzioni possibili.
 
FNW: Come siete nati?
 
AK: In origine c’erano tre aziende che volevano unirsi. Nel 2020 tre grandi investitori hanno aderito al progetto e insieme hanno fondato il Gruppo Florence. Si tratta del fondo VAM Investments, controllato da Francesco Trapani (40%), Fondo Italiano d’Investimento (40%) e Italmobiliare (20%). Rappresentano, fra tutti e tre insieme, una tale solidità da aver permesso al gruppo di crescere rapidamente. Siamo presenti dal nord al sud Italia, in una decina di regioni, con un totale di 1.000 dipendenti, che saliranno a 2.000 entro il 2022 e prevediamo di superare i 400 milioni di euro di fatturato nel 2022.
 
FNW: Avete altre acquisizioni in vista?
 
AK: Entro l’estate dovrebbero unirsi a noi cinque aziende, tra cui per la prima volta un produttore di scarpe. In seguito vogliamo concentrarci su acquisizioni mirate in diverse tipologie di trattamenti, come lavaggio, tintura, stampa, serigrafia, ricamo.
 
FNW: Come funziona il vostro modello?
 
AK: Abbiamo una struttura centrale flessibile, che si occupa di trovare sinergie tra le nostre aziende, ma queste ultime mantengono il loro funzionamento autonomo. Emettono fatture direttamente ai propri clienti, mentre la tesoreria e la parte amministrazione-finanza sono centralizzate. Questo sistema ci permette di essere attraenti per il reclutamento di talenti. Sul digitale, ad esempio, abbiamo un grande esperto, che singolarmente le nostre aziende non avrebbero mai potuto permettersi. L’idea non è quella di rifare l’intero sistema informatico, ma di alzarne il livello delle prestazioni in modo che tutti siano al top.

La Frediani, specializzata in modellistica, è una delle ultime acquisizioni del gruppo – Foto: Fredianisrl.it

FNW: Su quali altre sinergie state lavorando?
 
AK: Abbiamo cercato di mescolare alcune competenze per creare prodotti misti, ad esempio pelle e maglia o denim e jersey. Organizziamo inoltre regolarmente incontri tra i vari sviluppatori di prodotti per stimolare discussioni e condividere conoscenze. Se i nostri imprenditori e i loro team si conoscono tra loro, le collaborazioni saranno più fluide. Per i nostri clienti, questo è un vantaggio. Invece di cercare due fornitori diversi, che non si conoscono, trovano da noi le diverse competenze con persone che lavorano già insieme. E poi è molto più facile.
 
FNW: Quanti siete in sede centrale?
 
AK: Una manciata. Cresciamo man mano che si ingrandiscono le capacità del gruppo. Siamo partiti con un direttore delle operazioni, che ha riorganizzato i trasporti e snellito alcuni processi, mentre il direttore delle risorse umane è arrivato solo quest’anno. Abbiamo anche quattro persone dedicate allo sviluppo sostenibile. Più il corpo s’ingrandisce, più la testa può crescere. I miglioramenti e le efficienze apportate alle aziende attraverso la nostra struttura non si traducono in margini più grandi, ma in un servizio più elevato. Grazie ai volumi possiamo migliorare i servizi ed ampliarli, senza aumentare i prezzi. All’inizio del 2023 apriremo la nostra sede a Milano. Finora eravamo in una struttura flessibile.
 
FNW: Come descriverebbe il ​​vostro modo di gestione?
 
AK: Abbiamo un approccio abbastanza sperimentale, che non esiste altrove. Gestiamo imprenditori, non manager. È un modo completamente diverso di lavorare. Si tratta di un’innovazione in termini di gestione e organizzazione. La parte creativa e di sviluppo del prodotto deve rimanere nelle mani delle aziende, il gruppo difficilmente può aggiungere valore in questo ambito. D’altra parte, può migliorare la parte più produttiva, ad esempio attraverso la digitalizzazione della fabbricazione e della pianificazione, o attraverso lo sviluppo del 3D, perché ha una capacità di organizzazione. Siamo qui per aiutare le aziende a ottenere prestazioni migliori. Nel 2022 investiremo 10 milioni di euro, in particolare in ricerca pura e innovazione.
 
FNW: Chi sono i vostri clienti?
 
AK: Praticamente tutte le griffe del lusso. Alcuni dei nostri clienti hanno rapporti storici con le nostre aziende e questo rapporto continua indipendentemente dal fatto che siano entrate a far parte del Gruppo Florence. Non siamo qui per proporre pacchetti di offerte. I clienti si rivolgono alle aziende che gli interessano. Certamente, stiamo cominciando a farci conoscere e a godere di una certa reputazione. Accade così che diverse case di moda si rivolgano direttamente al gruppo chiedendo quale delle nostre aziende possa risolvere loro dei problemi specifici.
 
FNW: Come sta andando la filiera produttiva del lusso italiano?
 
AK: È soggetta a varie minacce. Le piccole imprese non hanno più la capacità di affrontare da sole le attuali sfide del settore, come la digitalizzazione, lo sviluppo sostenibile, le problematiche legate al rischio reputazionale, ecc. I marchi sono sempre più esigenti nei confronti delle PMI e per padroneggiare tutti questi elementi è necessaria un’organizzazione. L’altra grande minaccia è la perdita di manodopera qualificata. I giovani non vogliono più fare questi lavori e il know-how si sta perdendo. Inoltre in Italia esiste un grosso problema per quanto riguarda il passaggio generazionale. C’è il rischio concreto che questa filiera d’eccellenza, come le aziende la conoscono oggi, scompaia.
 
FNW: Come pensate di gestire questo passaggio generazionale all’interno delle vostre aziende?
 
AK: Questo ricambio non avverrà attraverso un cambio di management. Lavoro già con le seconde generazioni. Abbiamo avviato un ampio progetto di formazione a 360 gradi, dal punto di vista manageriale e con percorsi comuni, per i figli dei nostri imprenditori, ma anche facendo fare loro dell’esperienza nelle altre aziende del gruppo.
 
FNW: Quali sono i vostri prossimi progetti?
 
AK: Contiamo di quotarci in Borsa entro la fine del 2023. A breve, abbiamo anche in programma una partnership con l’Accademia di Belle Arti di Brera per una serie di progetti. Il mondo vive di creatività. È importante.

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Articolo preso da Fashio Network Italia

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