Centoventisei miliardi di euro in valore, pari al 7,4% del Pil italiano, 2 milioni di persone occupate, oltre la metà del fatturato annuo destinato ai mercati esteri dove il lusso made in Italy – che siano hotel, borse, yacht, gioielli o vini – rimane un modello e un’ambizione. A rappresentare il segmento è la Fondazione Altagamma che in questi giorni, in occasione dei suoi primi 30 anni, ha messo nero su bianco valori e impegni sempre più orientati a sostenibilità, valorizzazione delle persone e del territorio. E ha fatto proprio l’obiettivo di aiutare la ripartenza del Paese esplodendone le potenzialità nel turismo, per esempio, e investendo nella formazione.
La trasformazione del lusso
La Carta dei Valori stilata da Altagamma – associazione che fu fondata nel 1992 da Santo Versace con soli nove marchi, ad oggi conta 112 soci, 25 partner e 150 soci onorari tra italiani e internazionali– è stata consegnata dal presidente della Fondazione Matteo Lunelli al presidente della Repubblica Sergio Mattarella martedì 24 maggio e, ieri, è stata presentata all’assemblea dei soci: «L’attenzione delle istituzioni al nostro comparto è aumentata molto – spiega Lunelli, in carica dal 2020 – e da parte nostra è cresciuto il desiderio di impegnarci, trasformare il modello di business in un’ottica sempre più sostenibile, lavorando in armonia con l’ambiente e mettendo l’uomo al centro».
Negli ultimi tre decenni – in linea con i cambiamenti sociali, economici e tecnologici avvenuti – il lusso è cambiato radicalmente: «In passato veniva considerato come qualcosa di effimero – spiega Lunelli – ma era una valutazione errata: si tratta di industrie ai vertici di filiere profondamente radicate nel territorio. Oggi l’alto di gamma italiano vuole essere portavoce di un nuovo umanesimo, di un lusso più autentico e inclusivo».
La trasformazione è stata spinta anche dai clienti che, nel corso di questi tre decenni, sono cambiati: «Hanno smesso di acquistare il marchio di lusso perché lo consideravano uno status symbol. Oggi comprano il prodotto di un marchio nel quale rivedono i propri valori».
Valori e impegni
Altagamma ne ha selezionati tre – il bello, il buono e il ben fatto – che rappresentano un trait d’union tra le filosofie e le identità delle aziende socie, attive in sette settori diversi. Sono tre sfere di valori identitari che includono creatività, cultura, valorizzazione del territorio, ma anche innovazione e responsabilità. E rappresentano un punto di partenza per gli impegni futuri: «Gli anniversari sono un modo per celebrare il passato e guardare al domani – dice Lunelli – e quindi nella Carta abbiamo voluto elencare una serie di impegni tra cui preservare l’ambiente e la biodiversità, favorire un’economia circolare, promuovere una cultura organizzativa sostenibile, creare un ecosistema etico attento a collaboratori e filiere, valorizzare il capitale umano e sostenere il territorio anche attraverso la cooperazione tra imprese».