Di
Ansa
Pubblicato il
26 mag 2022
Sulla base delle elaborazioni del Centro Studi di Confindustria Moda, il recupero medio annuo per il 2021 per il Tma (Tessile, moda, accessorio) è stimato nell’ordine del +22,2% (in rialzo rispetto alle previsioni effettuate ai primi di dicembre, che prospettavano un +20,6%). La stima attuale vedrebbe dunque le vendite complessive riportarsi a 91,7 miliardi di euro, ma il gap con i livelli del 2019 resterebbe nell’ordine del -6,4% (corrispondente a -6,3 miliardi in valore assoluto). I dati sono stati forniti da Confindustria Moda, la federazione italiana che riunisce le associazioni dei settori tessile, moda e accessorio. “Tali risultati”, è stato spiegato, “indicano come il percorso di ripresa non sia stato privo di insidie, specie per le imprese di medio-piccola dimensione, certamente più flessibili ma anche più esposte ai rischi di mercato”.

Il primo trimestre del 2022 si chiude con un rialzo del fatturato in media del 19,3%, superiore alle aspettative, che erano di un +14%. Anche l’andamento degli ordini ha registrato un trend molto positivo (+15% rispetto allo stesso periodo del 2021). Per il secondo trimestre, l’incremento medio delle vendite è atteso nell’ordine del 12,9%: una previsione positiva, ma con un rallentamento anche a causa delle incertezze sullo scenario internazionale, su cui pesano principalmente le tensioni del conflitto russo-ucraino, in parte per l’export e in parte per i costi di energia e materie prime. Con queste previsioni, il primo semestre 2022 dovrebbe archiviarsi con una crescita del fatturato del 16%. Emerge, secondo quanto riferito, “una forte preoccupazione legata al futuro del comparto”: solo l’8% registra un sentiment positivo sull’evoluzione congiunturale del settore, contro il 49% che confida nella stabilità del mercato e un 43% che prevede un peggioramento.
Le preoccupazioni legate al conflitto russo-ucraino sono solo in parte legate all’esportazione. È pari al 43% del campione la quota di aziende esportatrici su questi mercati: di queste, il 61% dichiara che la quota di export nei mercati russo, bielorusso e ucraino è inferiore al 5% del totale delle vendite aziendali; per il 15% è compresa fra il 5% e il 10%, per il 10% è fra il 10% e il 20%. Solo per l’11% l’export verso questi mercati è compreso fra il 20% e il 50%, con un restante 3% esposto per oltre il 50%.
Gli impatti più pesanti sono legati all’aumento dei costi trasversali, di materie prime ed energia. Sul fronte dei rincari dell’energia, l’80% dichiara che l’impatto sarà forte, il 18% prevede un impatto lieve, mentre solo per il 2% degli imprenditori questo sarà trascurabile. Sul fronte delle materie prime sono 9 imprese su 10, in tutti i settori, a denunciare aumenti sostanziali. L’aumento dei metalli, preziosi e non, ad esempio, colpisce occhialeria e oreficeria, l’aumento degli imballaggi viene denunciato in primo luogo dal tessile-abbigliamento, dal calzaturiero e dalla pelletteria, l’aumento di pelli e pellami colpisce il calzaturiero, la concia, la pellicceria e la pelletteria. Ma anche l’aumento dei prodotti chimici, dei tessuti e della componentistica in generale, che toccano in modo trasversale tutte le realtà.
Guardando al prossimo giugno, il 67% dei rispondenti (era il 62% nella precedente rilevazione) prevede che il proprio organico resterà invariato rispetto a quello in forza a fine 2021, il 14% prospetta un calo del numero dei dipendenti, mentre il 19% indica un aumento (a differenza del 23% emerso nell’Indagine condotta in gennaio). Nel primo trimestre del 2022 intanto la quota di aziende a campione che ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali risulta pari al 21% (nel primo trimestre 2021 era il 72% e nel quarto il 42%). Con riferimento al secondo trimestre del 2022, la quota di aziende che intende fare ricorso agli ammortizzatori sociali sale al 26%.
“Il comparto tessile, moda e accessorio ritrova il proprio ruolo di propulsore dell’economia del Paese, in qualità di uno dei principali contributori alla bilancia commerciale italiana, come prima della pandemia. Il conflitto russo-ucraino e il consecutivo ulteriore rialzo dei costi di materie prime ed energia rischiano tuttavia di mettere in ginocchio le piccole e medie imprese che compongono il nostro sistema”, afferma Cirillo Marcolin, presidente di Confindustria Moda. “Se quindi da un lato”, ha aggiunto, “le problematiche che colpiscono il nostro settore sono trasversali al sistema Paese e chiedono interventi strutturali, come una riforma del mercato dell’energia e un tetto ai costi per le imprese, dall’altro bisogna necessariamente promuovere meccanismi che portino le nostre aziende a rafforzare la propria struttura. Internazionalizzazione, sostenibilità e digitalizzazione sono temi chiave per lo sviluppo delle nostre industrie, ma solo crescendo e facendo sinergie fra le risorse saremo veramente in grado di investire in tal senso. La situazione di oggi è delicata, il tessile, moda e accessorio italiano rischia di perdere terreno verso i competitor extra-europei, è arrivato il momento che il nostro settore accantoni sterili appelli all’unità e inizi a lavorare davvero in tal senso”. A proposito della guerra in Ucraina, chiarito che le sanzioni hanno un impatto sul settore, “l’aspetto umanitario resta fondamentale e di conseguenza l’uso delle sanzioni per cercare di fermare il conflitto”.
Copyright © 2022 ANSA. All rights reserved.