Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
3 giu 2022
Più di sei mesi dopo la morte di Virgil Abloh, Louis Vuitton ha presentato la propria sfilata per l’uomo stagione Autunno-Inverno 2022 a Bangkok, ispirandosi a nove look immaginati dal suo defunto direttore artistico.
Il risultato: un mix esplosivo di influenze atletiche, tagli degni dei più grandi sarti, loghi ripetuti all’infinito e stampe con opere di Gustave Courbet. Un totale di 74 look sono stati svelati mercoledì sera nella metropoli del Sud-Est asiatico.
Nelle immagini introduttive del film di 22 minuti, si può vedere un padre che abbraccia teneramente il figlio addormentato, con la chitarra appoggiata accanto a lui. Si sveglia nella sua casa su palafitte, in riva al mare, scende i gradini a tutta velocità prima di inoltrarsi, completamente vestito, nelle acque agitate per raggiungere una piattaforma galleggiante all’orizzonte, metafora che evoca il forte legame della maison transalpina con l’universo dei viaggi e l’apertura dei propri orizzonti. Un preludio cinematografico che porta il titolo “I Dream of You” ed è diretto da Sivaroj Kongsakul.
Inizia quindi la sfilata vera e propria, con modelli che camminano su finti binari ferroviari, in una cornice degna di Giorgio De Chirico che mostra una casa capovolta. Intitolata “Louis Dreamhouse2 Bangkok, June 2022”, si tratta della controparte architettonica della Dreamhouse di Louis Vuitton vista a Parigi durante la sfilata di gennaio.

Nonostante la forte enfasi posta sul viola metallizzato, i primi look presentati sono stati il nero, con tailleur in gabardine di lana, giacche da pilota indossate con shorts o lunghi cappotti da città, che ricordano le tele del periodo tra le due guerre di Otto Dix.
Dalla scomparsa di Virgil Abloh, le collezioni uomo di Louis Vuitton sono state affidate al suo team creativo, e possiamo ancora sentire appieno la sua influenza nel mix di stampe che mescolano eroi dei cartoni animati, grafiche quasi infantili, colori sfumati, motivi bucolici e immagini prese in prestito da Gustave Courbet e Giorgio De Chirico.
Gli amanti dell’arte moderna riconosceranno facilmente le immagini de “L’atelier del pittore”, uno dei dipinti più famosi del pittore realista francese che si è poi convertito all’Impressionismo; identificheranno facilmente anche “Malinconia”, una delle creazioni emblematiche del genio surrealista italiano.
I loghi della maison sono ovunque: sui bomber e sulle giacche viola con monogramma, sulle sneakers LV, sui pantaloni oversize in denim grigio délavé o sui lunghi parka. Anche il glamour è della partita, con abiti in paillettes ramate o vestiti di velluto turchesi, e persino in alcune maschere satinate.

I motivi per i quali è stata scelta quella colonna sonora, invece, non sono chiari; perché una maison della statura di Louis Vuitton non si è sforzata di pagare per avere una creazione originale? Le canzoni di Stereolab e Can, ascoltate mille volte durante tante sfilate in giro per il mondo, hanno cominciato a stancare.
Gli accessori non mancavano né di briosa eleganza né di originalità, con borse a forma di rotolo, borse da viaggio trapuntate e modelli col motivo a scacchiera Keepall declinati in viola brillante e matelassé. Molto accattivante persino un barattolo con il logo Vuitton.
“Sia che andiamo in India, nel Kansas o a Cuba, ci interessano i giovani: quella fase della vita in cui non sei ancora programmato, formattato, spinto a fare, pensare e indossare certe cose. E in questo studio ci rendiamo conto che gli adolescenti di tutto il mondo affrontano le stesse difficoltà. Ciò rispecchia il fatto che, in fondo, siamo tutti una cosa sola”, aveva dichiarato Virgil Abloh nel 2019, una citazione trascritta nelle note di programma.

Fatta eccezione per alcuni look monogrammati ricoperti di crisantemi in denim logato o in seta, nonostante i modelli di origine asiatica e il richiamo alla moda indo-cinese di portare i berretti leggermente di lato, è da rimarcare come la Thailandia sia stata assente da questa sfilata. Come durante la presentazione dell’ultima collezione di Virgil Abloh per Louis Vuitton, svelata postuma a Parigi, questa è stata chiusa da una mezza dozzina di angeli con ali di pizzo, indossate insieme a pantaloncini femminili e tutù, illuminati da un sole giallo nascente che si muoveva lungo alcuni binari durante lo show.
Durante la sua (troppo) breve carriera, Virgil Abloh ha avuto il tempo di diventare il punto di riferimento per l’abbigliamento maschile di lusso, condannando all’obsolescenza una sfilza di “giovani” designer maschi dall’oggi al domani.
La sua padronanza dell’effetto sorpresa e la sua capacità di assorbire le idee di molti altri artisti e creatori di moda lo hanno reso un designer rivoluzionario. La sua influenza non sta per estinguersi e ha chiaramente permeato questa collezione e questo défilé.
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