Innovazione

collezione “manifesto” che riunisce le aziende più innovative in ambito sostenibilità e tecnologia

È possibile ancora oggi vivere sulla Terra rispettandola e senza danneggiarla, come facevano le popolazioni antiche? Forse non completamente, ma qualcosa di più si può fare, in ogni ambito, anche nel fashion. È questa la convinzione da cui è partito Alessio Berto, titolare dello studio di modellistica The Tailor Pattern Support, per sviluppare “Indigo Eden”, una capsule collection che vuole essere un “manifesto”, o un case study, come la definisce il suo ideatore, di tutto quello che oggi si può fare in termini di innovazione tecnologica e sostenibilità nella moda.

La cappa antibatteerica di Indigo Eden

 
Un progetto collaborativo, per realizzare il quale Berto, che nella sua carriera ha collaborato con aziende che producevano brand del calibro di Jean Paul Gaultier, Katharine Hamnett , Sport Chanel, Diesel Denim Gallery e Replay, ha riunito alcune tra le eccellenze della filiera italiana (ma non solo) del fashion, professionisti del settore e giovani menti creative, grazie alla collaborazione con lo IED Milano. Un progetto che si può definire “open source”, la cui collezione non sarà messa in commercio, ma sarà a disposizione di tutti coloro che vorranno visionarla e trarne ispirazione per la creazione dei propri capi. 
 
“A livello modellistico è stato fatto un lavoro di eccellenza, eliminando prove o prototipi per ridurre gli sprechi. Poi è stato condotto uno studio a livello di costruzione di capi, per renderla il più essenziale possibile, giocando su linee e silhouette attraverso un lavoro di ingegneria. Il risultato sono cinque outfit studiati per stare bene sia a un uomo che a una donna”, ha spiegato a FashionNetwork.com Alessio Berto. “Nella realizzazione di questi capi non c’è uso di acqua e le materie prime sono state scelte per l’utilizzo intelligente della chimica, immancabile nei processi industriali di creazione di materiali con caratteristiche tecniche. Alcuni dei materiali selezionati sono composti da minerali come il grafene e le terre rare, essenziali per la tecnologia del futuro, o da molecole di Dyneema, molto più resistenti dell’acciaio, insieme a poliesteri e metalli riciclati. Tali materiali sono abbinati a materie prime naturali, come seta, canapa, cotone biologico, barbabietola da zucchero, gomma vegetale, patate e mais”. 

Tra le proposte della capsule spiccano la tuta aderente in nylon rigenerato Aquafyl, alla base di tutti gli oufit; una cappa antibatterica protettiva ispirata alle cappe antipioggia dei marinai, con i suoi pantaloni che ricordano i pantaloni da sci anni ’60; un completo giacca e pantaloni in denim, ispirato agli indiani d’America dell’800; un abito giacca e pantaloni color ghiaccio in gomma naturale dello spessore di 3,5 cm; un anorak e dei pantaloni artici imbottiti con ovatta di canapa e seta, visibili attraverso il nylon; e una coperta ispirata agli indiani hopi. Completano la collezione degli occhiali in plastica vegetale, a base di mais e patate, realizzati con la stampa 3D, dei guanti in gomma naturale imbottiti in canapa e seta e una cuffietta “spaziale” ispirata alle principesse egizie. 
 

Il denim della capsule è tinto con la tecnologia Smart Indigo di Pure Denim

“I materiali utilizzati conferiscono ai capi caratteristiche come idrorepellenza, resistenza al taglio, termoregolazione, funzioni antibatteriche, antistatiche e ignifughe”, prosegue Berto. “Ogni capo sarà dotato di una busta composta per il 48% da materiale a base biologica e all’interno dell’etichetta ci saranno dei semi di Moringa, una pianta originaria dell’India dalle altissime proprietà nutritive e curative. Questi semi saranno idealmente piantati pensando a un mondo futuro libero dalla fame e dalle malattie”. 
 
In dettaglio, le aziende che hanno partecipato al progetto con il loro know-how e i loro materiali sono: Olmetex, realtà comasca specializzata in tessuti di nylon realizzati con tecnologie avanzate, che ha fornito il nylon in fibra di Dyneema e un nylon accoppiato antibatterico con grafene; Ribbontex di Padova, che ha fornito due elastici in poliestere riciclato e un cordoncino in materiale bio based, metà sintetico e metà naturale; Panama Trimmings, sempre di Padova, ha invece creato un’etichetta 48% bio based, che fa da contenitore ai semi.
 

Indigo Eden

Un’altra azienda padovana, la Imbotex, ha fornito le imbottiture realizzate con materiali pre e post consumo e materiali naturali, soprattutto canapa e seta, provenienti da avanzi di lavorazione di setifici; Bottonificio Lenzi (della provincia di Bologna) ha contribuito con i suoi bottoni realizzati con barbabietola da zucchero; mentre la padovana Riri ha creato appositamente per Indigo Eden delle zip in poliestere riciclato e metallo non galvanizzato. La Econyl di Trento ha messo a disposizione il suo nylon rigenerato Aquafyl, prodotto dal riciclo di reti da pesca e bottiglie di plastica, mentre i fili utilizzati per cucire la capsule, prodotti con materiali derivati dalla polpa degli alberi o poliestere riciclato, sono stati forniti dalla veronese Manifattura Italiana Cucirini; Studio 70 di Montebelluna (TV), specializzato nella progettazione di sneaker, ha utilizzato un suola in EVA semi riciclata e la gomma naturale della californiana Yulex (usata anche per uno degli abiti) per realizzare le calzature della capsule. 
 
“Il denim con cui sono stati realizzati i capi è stato fornito da Pure Denim, azienda lombarda che ha sviluppato la tintura Smart Indigo, un procedimento che consente di utilizzare l’indaco sintetico in polvere senza usare elementi chimici per scioglierlo, bensì un processo elettrochimico, il che consente di risparmiare moltissima acqua”, spiega Berto. “Abbiamo poi utilizzato i macchinari laser della società spagnola Jeanologia per le lavorazioni. Infine, tutti i capi sono stati cuciti dalla padovana Fashion Art, azienda di produzione e progettazione di brand del lusso”. 
 
Indigo Eden sarà presentata per la prima volta agli operatori del settore in occasione di Pitti Filati 91, che si svolgerà in Fortezza da Basso a Firenze dal 29 giugno al 1° luglio.

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