Versione italiana di
Laura Galbiati
Pubblicato il
6 giu 2022
Richemont conferma il suo impegno eco-responsabile. Il gruppo svizzero del lusso, proprietario tra gli altri di Cartier e Chloé, ha presentato i suoi progressi in questo ambito in occasione della pubblicazione del suo rapporto annuale sulla sostenibilità, dopo due nomine chiave a inizio anno.

La società ha infatti nominato per la prima volta un responsabile dello sviluppo sostenibile, affidando questa posizione, creata a febbraio, a Bérangère Ruchat. Subito dopo ha nominato Jasmine Whitbread, entrata nel 2021 nel Consiglio di Amministrazione di Richemont nel 2021 come amministratore non esecutivo, alla presidenza del comitato di governance e sostenibilità.
“Abbiamo continuato ad accelerare i nostri sforzi in ambito sostenibilità durante tutto l’anno finanziario 2021/22, raggiungendo i nostri obiettivi a breve, medio e lungo termine. Con l’arrivo di Bérangère Ruchat e Jasmine Whitbread, stiamo rafforzando il nostro obiettivo di sviluppo sostenibile e gettando le basi che consentiranno di realizzare progressi ambientali e sociali di alto livello nelle nostre operazioni e catene di approvvigionamento”, ha dichiarato il Chief Financial Officer Burkhart Grund in un comunicato.
In termini di impatto ambientale, il colosso svizzero, che ha chiuso l’anno fiscale 2021/22 con un utile netto di 2 miliardi di euro (+61%) e un fatturato di 19,181 miliardi di euro (+44%), conferma nel rapporto i suoi ambiziosi obiettivi. In particolare, intende arrivare a utilizzare il 100% di energia elettrica rinnovabile in tutte le sue sedi entro il 2025. Per il momento, il tasso di conversione ha raggiunto il 92%. Afferma inoltre di essere “sulla buona strada per eliminare il cloruro di polivinile (PVC) dai suoi prodotti e imballaggi entro dicembre 2022”.
La società ha anche dichiarato di aver effettuato donazioni per un totale di 42 milioni di euro destinati a progetti di utilità sociale nei settori della salute, dello sviluppo sociale ed economico, dell’istruzione e del benessere delle donne e dei bambini. Si tratta di un impegno finanziario in aumento del 17% rispetto all’anno precedente e del 40% in cinque anni.
Richemont ha pubblicato infine i risultati della sua prima valutazione dell’impatto sociale dei prodotti sull’estrazione artigianale dell’oro su piccola scala. Ciò ha consentito di valutare specifici operatori e misurare le loro prestazioni individuali in termini di diritti sociali e umani, sottolinea l’azienda. L’obiettivo è raggiungere il 100% di parità salariale entro il 2024.
Questi progressi ecologici sono stati particolarmente visibili attraverso la trasformazione di Chloé, che ha compiuto una svolta di 360 gradi dall’estate del 2020, impegnandosi in un processo di produzione eco-responsabile guidato dalla direttrice artistica Gabriela Hearst. Infatti, come ricorda il gruppo, Chloé è stata la prima maison di moda a ottenere la certificazione B Corp nell’ottobre 2021, una delle più esigenti in termini di impatto sociale e ambientale dei brand.
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