A 50 anni dalla sua fondazione da parte di Lucio Siniscalchi a Milano nel 1972, il gruppo Thermore difende ancora il titolo di leader globale nel settore delle imbottiture termiche per il settore dell’abbigliamento.

Oggi l’azienda ha dato il benvenuto alla terza generazione della famiglia Siniscalchi e si proietta in un futuro compreso fra tradizione e innovazione, ricordando orgogliosamente in un comunicato che nel suo team “sono presenti alcuni giovani talenti under 30”, e che “mentre l’industria tessile parla di progetti futuri e roadmaps, l’azienda si trova già vicina al traguardo” della totale eco-sostenibilità, “potendosi definire quasi completamente green”, grazie alla sua produzione che per il 97% è ormai rappresentata da “imbottiture realizzate con fibre totalmente o parzialmente riciclate”.
Quest’anno Thermore lancia EVOdown, materia prima realizzata al 100% con fibre riciclate da bottiglie PET post consumo, il quale accorcia le distanze tra fibre libere e imbottiture classiche e offre la mano ultra soffice e il particolare volume delle fibre libere in un prodotto in pezza, con conseguente “facilità di lavaggio e manutenzione”, promette l’azienda milanese.
Nel corso degli ultimi anni, ricorda Thermore, l’aumento costante del costo della piuma d’oca e d’anatra ha costretto i produttori d’abbigliamento a cercare alternative che ottenessero il risultato più simile possibile all’originale. L’EVOdown, pur essendo ispirato alla morbidezza e alla voluminosità della piuma, non compromette la performance e la durevolezza dei capi. Può essere definito un composto di “fibra sciolta in rotoli”.
La sua tecnologia ibrida consente di aumentare la produttività e facilitare la confezione. EVOdown è infatti costituito da due strati esterni di densità elevata che proteggono uno strato interno di milioni di fibre libere, che la rendono un prodotto unico al mondo nel suo genere.
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