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Asos nomina il suo nuovo CEO e pubblica risultati trimestrali incerti


Versione italiana di

Laura Galbiati

Pubblicato il



20 giu 2022

Asos ha presentato i suoi ultimi risultati finanziari: in sintesi, le vendite sono in crescita, ma anche il tasso di rendimento, il che ha un impatto sugli utili. L’e-tailer ha approfittato dell’occasione per annunciare anche la nomina del nuovo CEO.

ASOS

Come ci si aspettava, il prescelto è José Antonio Ramos Calamonte, finore Direttore Commerciale dell’azienda, che assume il nuovo ruolo con effetto immediato.
 
La società farà leva sulla sua “lunga esperienza nel retail internazionale, con una profonda conoscenza del multicanale e risultati comprovati nel guidare l’innovazione. Durante i suoi 18 anni nel settore, José ha immaginato le strategie commerciali di marchi rinomati come Inditex, Esprit e Carrefour Spagna, dopo aver iniziato la sua carriera in McKinsey”. Il manager ha fatto il suo ingresso in Asos dopo aver assunto la Direzione Generale della griffe portoghese Salsa Jeans per quasi due anni.

Secondo la piattaforma, la sua presenza ha già avuto un “impatto significativo”. In effetti è lui che decide le strategie di prodotto e le manovre commerciali del sito web in tutto il mondo, il che include design, sourcing, tecnologie di abbigliamento, acquisti e merchandising, finanza globale, il dipartimento Asos Studios e creazione di contenuti. Ha anche supervisionato le strategie di prodotto, categoria e gamma, il posizionamento prezzo e i margini, l’innovazione di prodotto per il marchio di proprietà Asos e le partnership con gli altri brand, guidando un team di oltre 1.000 persone.
 
Jørgen Lindemann diventerà invece Presidente dell’azienda ad agosto, subentrando a Ian Dyson, che lascia Asos per un nuovo lavoro. Jørgen Lindemann è entrato a far parte del Consiglio come Direttore non esecutivo lo scorso autunno. Ha una “lunga esperienza nella gestione di aziende incentrate sul digitale” ed è anche Presidente di Miinto, il marketplace danese di moda. Di recente ha lasciato dopo cinque anni il Consiglio di Zalando.
 
Peer quanto riguarda i risultati, nei tre mesi terminati il ​​31 maggio l’azienda ha registrato una crescita complessiva delle vendite. Da fine febbraio ha addirittura “accelerato l’incremento delle vendite grazie alle buone performance di gestione e all’aumento della domanda legato alla ripresa degli eventi, con dei picchi negli Stati Uniti e buone prestazioni nel Regno United”.
 
Ma se le vendite lorde sono aumentate, le vendite nette, al contrario, “hanno subito l’impatto di un rialzo significativo del tasso di rendimento nel Regno Unito e in Europa verso la fine del trimestre, riflettendo la pressione inflazionistica sui consumatori, che incide sulla redditività”.
 
E se si studiano i numeri, i ricavi totali del gruppo sono cresciuti di appena il 4% a tassi di cambio costanti. Su base riportata, le vendite sono addirittura in calo, a 983,4 milioni di sterline (1,153 miliardi di euro), rispetto a 987,9 milioni di sterline (1,159 miliardi di euro) nello stesso periodo dell’anno scorso. Nel Regno Unito, le vendite sono aumentate del 4% a 431,8 milioni di sterline (506,45 milioni di euro), ma nell’Unione Europea hanno perso il 5% a 294 milioni di sterline (344,83 milioni di euro). Escludendo gli effetti valutari, il calo è stato del 2%.
 
Buone notizie arrivano dagli Stati Uniti: i ricavi sono balzati del 21% o del 15% al ​​netto degli effetti di cambio, a 141,9 milioni di sterline (166,43 milioni di euro). Purtroppo nel resto del mondo sono però scesi del 20% (la percentuale è la stessa con e senza effetti valutari) a 115,7 milioni di sterline (135,7 milioni di euro). Ma se si elimina la Russia dall’equazione, il calo al netto degli effetti valutari è “solo” dell’8%. Per i primi nove mesi dell’anno finanziario, le vendite totali sono aumentate di un modesto 1%, a 2,987 miliardi di sterline (3,5 miliardi di euro).
 
Non tutto è nero, ma alcune debolezze sono da deplorare e l’azienda ha anche aggiornato le sue previsioni annuali “per riflettere alcuni comportamenti di acquisto incerti e il possibile prolungamento di tassi di rendimento più elevati”. La crescita annuale delle vendite dovrebbe essere compresa tra il 4% e il 7% e l’utile ante imposte rettificato dovrebbe ora posizionarsi in una forchetta piuttosto amplia, tra 20 e 60 milioni di sterline (tra 23,46 e 70,37 milioni di euro).
 
Ma l’azienda intende realizzare “progressi strategici, con un’offerta clienti attraente, l’implementazione di Partner Fulfils, lo sviluppo di Premier e la crescita sostenuta dei marchi Topshop in territori chiave”.
 
Nel primo trimestre i brand Topshop sono cresciuti del 69%. Asos Design, dal canto suo, è tornata a salire (+5%) grazie a “un’ampia offerta di abiti da sera, che permette di soddisfare la domanda per le occasioni speciali”. Asos Edition ha registrato un aumento dell’84% delle vendite anno su anno. I clienti Premier sono cresciuti del 19%, con il risultato di “un maggiore coinvolgimento e miglioramenti consecutivi della frequenza di acquisto, del tasso di conversione e del paniere medio”.
 
La crescita dei ricavi netti è accelerata a maggio, con un tasso finale del 10%.

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Articolo preso da Fashio Network Italia

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