Sfilate

L’etichetta africana Moshions si è fatta notare al Pitti Uomo


Versione italiana di

Gianluca Bolelli

Pubblicato il



21 giu 2022

Un venticello portatore d’aria fresca, molto ben accetta nel soffocante caldo toscano, ha soffiato la scorsa settimana al Pitti Uomo. Presente al salone di moda maschile con il suo brand Moshions, lo stilista ruandese Moses Turahirwa ha colto l’occasione per organizzare la sua prima sfilata nel Vecchio Continente, nella cornice bucolica di Villa Romana, villa neoclassica adagiata sulle alture di Firenze e circondata da un grazioso parco.

Un look Moshions firmato da Moses Turahirwa – ph Dominique Muret

È in un’atmosfera gioiosa e rilassata che lo stilista accoglie i suoi ospiti a fine pomeriggio per svelare la sua collezione per la Primavera-Estate 2023, insieme a ballerini e musicisti africani.

Il suo stile mescola influenze africane, soprattutto nei modelli stampati, nelle tecniche di tintura, in particolare il tie and dye, e di drappeggio (vera passione di Moses Turahirwa), con ispirazioni italiane nei tagli “sartoriali”.

Pantaloni e top sono ampi e fluidi, i voluminosi pantaloncini neri si abbinano alle classiche camicie bianche a maniche corte, le lunghe tuniche-toga ricordano i boubou tradizionali africani, i tailleur sono attraversati da inaspettate strisce orizzontali colorate. Ma è il lavoro del drappeggio quello che spicca di più, con le camicie di seta che si allungano fino a diventare una sciarpa o una stola da ripiegare su una spalla. Altri sembrano fluttuare, increspati da delicati drappeggi ondulati. Senza dimenticare il blazer, che si allunga come una toga romana, oppure le giacche, fatte a mantella nella parte posteriore.
 
Nato a Kigali, dove tuttora vive e ha insediato il suo studio, Moses Turahirwa (30 anni) si è dapprima orientato sull’ingegneria prima di dedicarsi fin da giovanissimo alla sua passione: la moda. Ha fondato la propria maison nel 2015 attingendo a lavorazioni della cultura locale, come il ricamo, la tessitura e il drappeggio, utilizzando materiali e coloranti naturali.

Moses Turahirwa – ph Dominique Muret

Il successo non tarda ad arrivare. Alcune personalità locali indossano i suoi abiti dandogli visibilità e così Turahirwa inizia a partecipare a diverse Fashion Week, in Ruanda, Nigeria e Sud Africa.

Nel 2021 consegue un master al Polimoda di Firenze, dove scopre il saper fare italiano. “Ho ritrovato a Firenze la stessa identità artigianale che in Africa, la stessa passione per queste tecniche ancestrali, che desidero promuovere attraverso le mie collezioni. Così ho unito le forze con alcuni artigiani fiorentini per realizzare gli abiti”, spiega.
 
I suoi vestiti privi di genere sono rivolti sia a uomini che a donne, e mettono in evidenza un’attenzione particolare ai dettagli nei ricami, nei lavori a maglia o nelle tinture. Posizionato ai vertici della gamma, il marchio si inserisce in un approccio produttivo “lento ed esclusivo”.

Copyright © 2022 FashionNetwork.com Tutti i diritti riservati.

Source link

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *