Sfilate

alta moda ispirata all’Albero della Vita



Versione italiana di

Gianluca Bolelli

Pubblicato il



4 lug 2022

Alta moda folcloristica da Christian Dior, in una sfilata ispirata all’idea dell’Albero della Vita, il cui risultato è stato una proposta di moda maestosa, rifinita con magie tecniche e ricami superlativi.

 

“Folclore indefinito”, lo ha definito sorridendo la direttrice creativa di Dior, Maria Grazia Chiuri, che ha fatto rivestire le pareti dello spazio espositivo nel giardino del Museo Rodin con enormi muri decorati da ricami, raccolti da molteplici culture e tradizioni artistiche. Ma che ha anche fatto riferimento al lavoro dell’artista ucraina Olesia Trofimenko e al suo focalizzarsi sull’Albero della Vita.
 
Spesso i materiali della collezione erano relativamente semplici – lino grezzo, crêpe di lana leggera e plaid ruvidi – ma la costruzione era intricata e le ricamature di suprema delicatezza.

Il tutto composto da una tavolozza di colori in 40 tonalità di beige – come sabbia, caffelatte, caramello, ecrù – con l’aggiunta di tanto nero. Spesso i capi erano rifiniti con fasce di guipure, motivi geometrici in soutache e bordoni slavi, prodotti facendo appello a molte delle migliori risorse di Parigi, come Lesage nei boleri beige e nei blazer cuciti a mano con motivi di rami, foglie e fiori. 
 
“Dato il contesto attuale, con la guerra alla televisione e la pandemia non ancora finita, penso che tutti dobbiamo chiederci quali siano il significato e lo scopo dell’alta moda?”, ha confidato Maria Grazia, in un’anteprima pre-show nel suo studio sulla Senna.
 
La sua risposta è stata un sorprendente impegno per l’artigianato e gli artigiani specializzati, pur evitando accuratamente qualsiasi sventolamento di bandiere nazionali per particolari abilità regionali.
 
Ecco perché ha scelto il simbolo dell’Albero della Vita, presente in tante culture. Come evidenziato dal suo moodboard, che includeva immagini di magliette olandesi, bluse francesi e illustrazioni di un museo di cultura folk a Kiev.
 
“Celebrare l’artigianato è qualcosa che oggi abbiamo bisogno di fare”, ha affermato Chiuri, che ha anche fatto riferimento al design puro della Bauhaus, che negli ultimi anni ha celebrato il suo centesimo anniversario, e il cui intero ethos si basava sull’idea che artigiani e designer possono svolgere un ruolo vitale in un momento politicamente delicato.
 
La couturière italiana ha anche fatto riferimento al New European Bauhaus, e all’idea del 2020 di costruire una nuova rete continentale di artigiani in questo difficile momento storico. Non diversamente da Monsieur Dior, che fondò la maison Dior subito dopo la seconda guerra mondiale, a partire dal 1946, e che fece sfilare per la prima volta una collezione nel 1947.
 
Una Toccata e Fuga in re minore adeguatamente cupa ha fatto da cornice alla scena, mentre il giovane cast di Maria Grazia transitava a grandi falcate indossando stivaletti vittoriani in rete con lacci, tutti piuttosto compassati e appropriati.
 
L’estetica era improntata ad una sobria eleganza e il messaggio del défilé era il rinnovamento e il ciclo della vita. Quasi ogni look era rifinito con alcuni ricami, anche se non era molto facile ricostruirne l’origine. La silhouette impostata dalla Chiuri era pudica, la pelle molto poco esposta e le gonne terminavano ampiamente lungo la tibia.
 
Secondo Chiuri, motivi e pattern viaggiano attraverso le nazioni, sovrapponendosi nei contatti fra culture, proprio come l’Albero della Vita. Questa era una haute couture sincretica, che toccava molte culture per creare qualcosa di nuovo.
 
Significativamente, anche se Dior è uno dei maggiori marchi di lusso del mondo, il suo moodboard di questa stagione includeva un’immagine della copertina di L’invenzione della tradizione, saggio del grande storico marxista Eric Hobsbawm. La sua teoria è che le tradizioni considerate antiche – come i plaid, per esempio – sono spesso invenzioni molto recenti degli ultimi 200 anni, risalendo in realtà all’inizio dello stato-nazione.
 
In conclusione, è stato salutare assistere a questa collezione della maison Dior, con il suo richiamo visivo al libero scambio di idee e alla fusione di culture e il suo monito estetico contro lo sterile nazionalismo.

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