Trasformare la bellezza in “bellessere” è l’obiettivo di Finmark, azienda fondata nel 1998 dalla famiglia Catalani che opera nell’importazione e distribuzione di skincare e profumeria di nicchia: tra i marchi in portafoglio ci sono Amouage, Erno Laszlo e Orens Parfums. «Il settore delle fragranze si è trasformato durante la pandemia e uno dei fattori che lo ha modificato è stato il cambiamento delle abitudini del consumatore – spiega Andrea Catalani, fondatore e ceo di Finmark –. Vivere in un contesto precario negli equilibri, stando chiusi in casa e lavorando in modalità smartworking, ha avvicinato il consumatore a ingredienti, strumenti e modi di vivere in grado di riportare una sorta di positività e benessere. La cosmesi in generale ha avuto un ruolo importante in questo contesto. Il bisogno di prendersi maggiormente cura di sé e farlo dedicando più tempo al relax, scegliendo prodotti ad hoc e di alta qualità ha dato una direzione nuova al beauty business».
E aggiunge: «Da imprenditore ho dovuto rimodulare i modelli di business mantenendo però sempre il focus cruciale sul cliente wholesale, i punti vendita, e sul consumatore finale. L’arma vincente è sempre fornire un servizio personalizzato ai clienti affinché abbiano tutto il supporto necessario per soddisfare i bisogni del consumatore finale e creare un legame solido di fidelizzazione». E adesso si guarda alla Finmark 2.0 con focus sui sistemi di digitalizzazione e automatizzazione, sulle strategie per la fidelizzazione e l’acquisizione di nuovi consumatori. «Facciamo in modo che il punto vendita riceva un servizio unico e abbia la soluzione, anche quando il bisogno non è ancora percepito, per poi trasferirlo al consumatore finale – continua Catalani –. Tutto questo grazie all’automazione basata sullo sviluppo di specifici algoritmi e la digitalizzazione dei nostri processi, con i sistemi di geolocalizzazione, una approfondita conoscenza del consumatore, e una strategia di comunicazione omnichannel».
Un altro tema che sta molto a cuore all’azienda è l’inclusività. «Da azienda che vive la bellezza, riteniamo che sia nostro dovere comunicare che questa sta nell’unicità, che non ha regole, età e genere – spiega l’imprenditore –. I giovani, in alcuni casi, hanno radicato il pensiero di una bellezza stereotipata ma sono anche quelli più capaci di trovare la bellezza in forme diverse e comunicarla con linguaggi nuovi».
Senza dimenticare la sostenibilità: «È chiaro che i processi aziendali non si trasformano dall’oggi al domani e noi ci siamo dati degli ambiziosi obiettivi da raggiungere attraverso piccoli step per grandi risultati – conclude il ceo –. Tre anni fa siamo partiti dalle scatole utilizzate per la consegna della merce e la scelta degli spedizionieri e i veicoli utilizzati per le consegne. Oggi, per esempio, la nostra azienda consegna al cliente facendo il riuso dei cartoni».