«Gli asset aziendali si possono accorpare in due macro aree che sono la ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico unito al capitale umano. Con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita coniugando innovazione e sostenibilità attraverso un metodo scientifico, concentriamo la nostra attività sulla ricerca, progettazione e produzione di ingredienti ad alto contenuto tecnologico per il mercato cosmetico e nutraceutico in modo etico e responsabile». Questa è Roelmi Hpc, azienda di Origgio, in provincia di Varese. da 16,1 milioni di euro di fatturato (di cui il 5,5% investito in ricerca e sviluppo), tre impianti produttivi, cinque sedi nel mondo e sessanta dipendenti, raccontata dal suo ceo Rosella Malanchin.
La sostenibilità è nel Dna dell’azienda, che porta avanti un programma volontario interno, Nip (Nature Is People), che prende forma in ogni azione quotidiana, dall’utilizzo della colonnina dell’acqua per risparmiare la plastica delle bottiglie alla R&S. L’azienda si ispira a modelli di economia circolare, chimica verde o biofermentazione.
«Diverse catene di fornitura made in Europe sono le filiere controllate utilizzate per la produzione dei nostri ingredienti – spiega la ceo –: dai sottoprodotti della lavorazione dell’olio d’oliva non destinato all’uso alimentare, sono state ricavate sostanze perfettamente compatibili con la pelle (la linea Olifeel) specificamente ricostruite come simili all’olio d’oliva per scopi cosmetici, con l’eliminazione delle impurità classiche di una derivazione naturale. Ancora, da frazioni non edibili di agrumi, utilizzati per la produzione di succhi e concentrati alimentari, sono state ottenute le CytoFruit Waters Bio99, acque cosmetiche biologicamente attive, ricche di oligoelementi e fitonutrienti, naturalmente presenti nella frutta. Comportano un minor consumo di acqua potabile durante la fase produttiva dei formulati cosmetici».
E per il futuro? «La ricerca di Reolmi Hpc nei prossimi anni si focalizzerà sulle opportunità offerte dalla biofermentazione, con l’investimento in nuovi impianti di biotecnologia per la biosintesi, cercando di trovare il giusto compromesso tra innovazione e limiti regolatori – conclude Malanchin –. Con l’apertura di un laboratorio di chimica dedicato alla R&S e la partnership con un partner produttivo, nuovi progetti di chimica verde stanno prendendo corpo per immettere sul mercato ingredienti funzionali e di performance da filiere dell’agroindustria. Le altre tendenze globali sulle quali il dipartimento R&S concentrerà le proprie ricerche nel futuro prossimo sono la microbiota revolution e la valorizzazione dei sottoprodotti della filiera alimentare o di altre filiere industriali per la produzione di ingredienti, nel completo rispetto del Life cycle assessment».