Moda

Partnership tra Prada e l’Onu per la formazione delle donne in Ghana e Kenya


C’è un filo rosso che lega ogni progetto del gruppo Prada e le strategie, sempre più complementari, che caratterizzano il core business, abbigliamento e accessori, alla sostenibilità ambientale e sociale. Le ultime settimane sono emblematiche di questa impostazione: diversificata, visionaria e coerente allo stesso tempo, attraversata, appunto da un filo rosso. Anzi, da molti fili rossi. Le sfilate delle collezioni donna del marchio che dà il nome al gruppo e di Miu Miu durante, rispettivamente, le settimane della moda di Milano e Parigi (fine settembre la prima, inizio ottobre la seconda), sono state, come accade da diverse stagioni, tra quelle che più hanno colpito tra le proposte per la primavera-estate 2023. Dopo le sfilate sono arrivati il lancio della prima collezione di gioielleria (si veda Il Sole 24 Ore del 14 ottobre), con oro al 100% riciclato e certificato, il varo di Luna Rossa, che proietta nella prossima America’s Cup e, last but not least, l’annuncio della partnership con l’ agenzia Unfpa dell’Onu Fashion con il programma Fashion Expressions: The Stories She Wears (Espressioni di moda: le storie che una donna indossa), che mira a far progredire e a guidare le aspiranti professioniste della moda e a promuovere la prevenzione in materia di salute sessuale e riproduttiva, attraverso un percorso di formazione di sei mesi per giovani donne in Ghana (nella foto in alto) e Kenya (nella foto qui sotto).

I frutti di una strategia (davvero) integrata

Le code davanti ai negozi Prada di Milano e molte altre grandi città, dove sono in vendita le collezioni autunno-inverno 2022-2023, che hanno sfilato in gennaio (per l’uomo) e febbraio (per la donna), confermano l’ottima salute del core business del gruppo guidato da Miuccia Prada e Patrizio Bertelli. Ma forse è sbagliato continuare a separare le diverse attività di un gruppo dell’alta gamma come Prada, perché, come dicevamo all’inizio, è sempre più chiaro che non esiste soluzione di continuità tra la parte moda e l’impegno sui temi Esg (environment, social e governance) ed è (anche) questo che rende il gruppo Prada una delle lepri dell’alta gamma: nel primo semestre 2022 i ricavi sono arrivati a 1,9 miliardi, in crescita del 22% rispetto allo stesso periodo del 2021. Le vendite retail sono salite a 1,7 miliardi, in aumento del 26% rispetto al primo semestre 2021 e del 38% rispetto al primo semestre 2019. In forte aumento è risultata anche la redditività, con un gross margin del 77,7%, un ebit margin del 17,4%, un utile netto da 188 milioni di euro e la posizione finanziaria netta positiva per 179 milioni.

La partnership con l’Unfpa

L’accordo con l’agenzia dell’Onu Unfpa è estremamente innovativo, come tutte le iniziative Esg del gruppo Prada: il nome dell’agenzia viene dal “vecchio” nome inglese United Nations Fund for Population Activities, e ha una lunga storia: è nato nel 1960 per supportare le popolazioni in situazioni di crisi e oggi la sua missione dichiarata è «contribuire a creare un mondo dove ogni gravidanza sia desiderata, ogni nascita protetta e dove ogni giovane possa sviluppare il proprio potenziale». La partnership con Prada è emblematica delle attività dell’Unfpa, come spiega Mariarosa Cutillo, Chief of Strategic Partnerships dell’agenzia, da New York, dove ha sede l’Unfpa, che opera però in oltre 150 Paesi del e ha 129 uffici nazionali, con programmi che vanno al di là dell’appoggio specialistico alla produzione di normative rispettose degli standard internazionali su popolazione e sviluppo. Il progetto Fashion Expressions: The Stories She Wears mira a sfruttare il potere sociale ed economico della moda come veicolo per promuovere l’emancipazione femminile, la salute sessuale e quella riproduttiva.

Un esempio da seguire

Mariarosa Cutillo ha una lunga esperienza ed è stata anche responsabile della sostenibilità di Benetton (e della sua fondazione UnHate), un gruppo che in tema di promozione dell’inclusività può essere considerato pioniere, nella sostanza e nella comunicazione (si pensi alle campagne di Oliviero Toscani). La manager crede molto nelle partnership con l’industria creativa nel suo complesso e con la moda in particolare: «L’Unfpa sta lavorando con l’industria creativa per cercare soluzioni innovative per sostenere le giovani donne in difficoltà e consentire loro di prendere piena coscienza dei loro diritti e liberare il loro pieno potenziale – sottolinea Mariarosa Cutillo –. La moda è una sorta di piattaforma globale che garantisce formazione e sviluppo sostenibile a lungo termine. Il programma messo a punto con il gruppo Prada può avere un grande impatto, perché si concentra sull’inclusione economica delle donne, ampliando i confini per le soluzioni di sviluppo sostenibile e rappresenta un trampolino di lancio per nuove collaborazioni negli anni a venire».

I dettagli del programma

Il programma fornisce a 45 partecipanti (30 in Ghana e 15 in Kenya) conoscenze e competenze pratiche rilevanti per l’industria della moda e «facilita gli stage presso aziende locali, per creare opportunità di lavoro a lungo termine». Il progetto pilota di formazione è stato avviato nel maggio scorso, con due gruppi in Ghana e Kenya, composti da giovani donne appassionate del settore della moda. Le partecipanti stanno acquisendo esperienza e conoscenze in diversi ambiti, tra i quali il design e la produzione di moda, con particolare attenzione alle tradizioni e agli stili locali, alla moda riciclata, al design di tessuti tradizionali. Centrale pure l’alfabetizzazione finanziaria, con cenni di contabilità, budgeting e gestione aziendale. «Una parte importante del programma è quella che riguarda la promozione di una più profonda comprensione dei diritti sessuali e riproduttivi e di ridurre la vulnerabilità a disuguaglianze di genere e alle pratiche potenzialmente rischiose per la salute – sottolinea Mariarosa Cutillo – .Il programma prevede infatti sessioni educative complete sulla salute sessuale e riproduttiva, che coprono argomenti come la gestione della salute mestruale, la pubertà e la prevenzione delle gravidanze adolescenziali. Inoltre, le partecipanti ricevono una formazione sulla prevenzione e la risposta alla violenza di genere, dotandole di competenze preziose per contribuire a combattere le pratiche dannose, tra cui le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni infantili». Al termine dei sei mesi di stage, le tirocinanti organizzeranno una sfilata per presentare i loro lavori in Ghana e in Kenya. «In molti Paesi africani, non solo Ghana e Kenya, c’è una crescente sensibilità per la moda, che affonda le sue radici nella cultura locale, ricca di tradizione tessile – aggiunge Mariarosa Cutillo –. L’industria globale della moda può cogliere questi segnali anche in un’ottica di sviluppo e crescita dei marchi occidentali. È una prospettiva win win, potremmo dire, un circolo virtuoso nel quale le donne hanno una parte importantissima».

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