Di
AFP
Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
18 nov 2022
Il colosso cinese dell’e-commerce Alibaba ha reso note giovedì quasi 3 miliardi di euro di perdite trimestrali, in un contesto di rallentamento economico e d’inasprimento normativo in Cina nei confronti delle aziende tecnologiche.

Dalla fine del 2020 le autorità sono intransigenti nei confronti di alcune pratiche dei colossi digitali, prima largamente tollerate, in tema di raccolta di dati personali e concorrenza. Pechino ha moltiplicato i colpi inferti alle potenti Internet Company, cui è stato impedito di raccogliere fondi a livello internazionale o che sono state multate per abuso di posizione dominante, misure che hanno fatto perdere al settore miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato.
Considerata a lungo in Cina come un modello di successo, Alibaba era stata la prima a subire la punizione delle autorità pubbliche. L’economia del Paese è minata anche dalle restrizioni anti-Covid, che penalizzano pesantemente i consumi.
In questo contesto, Alibaba ha riportato 20,5 miliardi di yuan (2,7 miliardi di euro) di perdite nel secondo trimestre del proprio esercizio fiscale scalato. Al contrario, il suo fatturato è aumentato del 3% in un anno, a 207,1 miliardi di yuan (27,9 miliardi di euro) nel periodo luglio-settembre. Per la prima volta nella storia di Alibaba, il marchio non aveva registrato alcun progresso nel trimestre precedente.
La Cina sta affrontando da diversi mesi una recrudescenza dell’epidemia di Covid-19, che sta colpendo a vari livelli diverse parti del Paese. Le restrizioni sanitarie e l’incertezza che le accompagna costituiscono un freno ai consumi. La debolezza della spesa delle famiglie sta gravando in modo massiccio sulle società di e-commerce, abituate fino ad ora a crescite esponenziali con la normalizzazione degli acquisti su Internet.
Di conseguenza, Alibaba è stata più discreta del solito per il “Singles’ Day”, che dà vita a saldi online di proporzioni mostruose. Il gruppo non ha comunicato alcun dato di vendita per questo evento, che si è concluso l’11 novembre.
Per anni, tali vendite sono state accompagnate da un’intensa campagna mediatica di Alibaba, con uno schermo gigante che mostrava in diretta l’evoluzione della quantità di transazioni effettuate sulle sue piattaforme. In un contesto economico lento, Alibaba ha riportato un calo delle vendite in Cina dell’1% su base annua nel proprio esercizio scalato. A livello internazionale, invece, le sue vendite sono aumentate del 4% anno su anno.
Il gruppo, nel mirino delle autorità dal 2020, ora mantiene un basso profilo. Quell’anno, Pechino aveva fermato una gigantesca IPO in Borsa a Hong Kong della sua filiale di pagamenti Ant Group, 48 ore prima dell’evento. L’operazione, presentata allora come la più grande raccolta fondi di tutti i tempi, avrebbe dovuto fruttare 27,4 miliardi di euro.
Il mese successivo, Alibaba è stata indagata per ostacolo alla concorrenza. Il gruppo fondato dal carismatico Jack Ma, è stato in seguito multato per 2,3 miliardi di euro. E il miliardario, ritiratosi da Alibaba, limita i propri interventi in pubblico.
Segno delle difficoltà, il gruppo di Hangzhou (Cina orientale) avrebbe tagliato quasi 15.000 dipendenti, secondo un confronto della sua forza lavoro attuale con quella dello stesso trimestre dello scorso anno.
Le scarse performance del campione dell’e-commerce rappresentano tutt’altro che un caso isolato in Cina nel mondo della tecnologia. Mercoledì, il gigante di Internet e dei videogiochi Tencent ha annunciato un’ulteriore contrazione del suo fatturato trimestrale.
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