Industria

Una cinquantina di colossi della moda implicati nella deforestazione in Amazzonia


Di

AFP-Relaxnews

Versione italiana di

Gianluca Bolelli

Pubblicato il



3 dic 2021

Un rapporto dell’ONG Stand.earth rivela i legami di alcuni importanti marchi di moda con fornitori la cui attività contribuisce alla deforestazione dell’Amazzonia. La causa principale è la produzione di abbigliamento e accessori in pelle.

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LVMH, Prada, H&M, Zara, Adidas, Nike, New Balance, UGG… Cosa hanno in comune questi marchi? Il loro presunto coinvolgimento nella deforestazione in Amazzonia. Un certo numero di importanti marchi di moda starebbero infatti contribuendo alla deforestazione della foresta pluviale amazzonica, a causa dei loro legami con concerie e altre aziende coinvolte nella produzione di cuoio.
 
È quanto rivela uno studio condotto dall’ONG Stand.earth, secondo il quale più di 50 marchi di moda venduti in tutto il mondo hanno molteplici legami con JBS, il più grande esportatore brasiliano di pelle, noto per il suo coinvolgimento nella deforestazione dell’Amazzonia.

Sebbene lo studio non dimostri un legame diretto tra ciascun marchio e la perdita di foreste in Amazzonia, i ricercatori hanno comunque trovato parecchie connessioni nelle catene di approvvigionamento globali dell’industria della moda. Per soddisfare la domanda dei consumatori di portafogli, borsette e scarpe in pelle, l’industria della moda dovrà macellare 430 milioni di mucche all’anno entro il 2025, secondo un articolo del quotidiano inglese The Guardian.

Foreste in fiamme in Amazzonia nel 2019 – AFP

Si ritiene che gran parte della pelle che le persone indossano ai piedi, o che trasportano nei portafogli o nelle borsette provenga effettivamente da mucche allevate nella foresta pluviale amazzonica. Tuttavia, l’allevamento del bestiame è considerato una delle principali cause di deforestazione in Amazzonia, a causa degli alberi abbattuti per trasformarli in aree di pascolo (53 milioni di ettari distrutti nel bacino amazzonico nel 2017 contro i 14 milioni nel 1985, secondo la piattaforma Mapbiomas).
 
Tra incendi e attività agricole intensive, la più grande foresta pluviale del mondo ha registrato negli ultimi anni un preoccupante (ed inquietante) declino. Secondo uno studio pubblicato lo scorso aprile su Nature Climate Change, tra il 2010 e il 2019 l’Amazzonia brasiliana ha emesso circa il 18% in più di carbonio rispetto a quello assorbito, con 4,45 miliardi di tonnellate rilasciate, contro 3,78 miliardi di tonnellate immagazzinate. La graduale scomparsa della foresta pluviale amazzonica è uno dei “punti di rottura” individuati dagli esperti, che potrebbe condurre a un cambiamento “drammatico e irrimediabile” del sistema climatico.

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