Moda

Non solo gioielli, così Damiani cresce e diversifica: dopo Venini c’è LuisaViaRoma


La ripresa post Covid di Damiani non si misura solo con la crescita del fatturato, ma anche dai numerosi progetti avviati nel 2021, che rafforzano la leadership del gruppo. Intorno al cuore dell’azienda, il marchio omonimo di gioielleria famoso soprattutto per i diamanti, la famiglia Damiani ha costruito un portafoglio che spazia dai gioielli agli orologi al retail monomarca e multimarca. Un portafoglio reso ancora più unico, nel panorama internazionale, dalla presenza di Venini, la storica vetreria artistica di Murano e dalla quota, acquisita di recente, di LuisaViaRoma, pioniere italiano dell’e-commerce di abbigliamento e accessori di alta gamma. «Siamo grandi considerando la realtà italiana, ma piccoli se confrontati con i grandi gruppi francesi e svizzeri – sottolinea Guido Grassi Damiani, presidente dell’azienda fondata dal nonno Enrico a Valenza nel 1924 –. Negli anni abbiamo fatto acquisizioni non solo per crescere, ma per costruire una realtà diversificata, con possibili sinergie tra i marchi e le business unit».

Monomarca e multimarca

I lockdown del 2020 e 2021 hanno penalizzato il gruppo, che gestisce una rete di negozi monomarca (a Milano, ad esempio, in via Monte Napoleone ci sono le boutique Damiani e Salvini, uno dei marchi del portafoglio) e possiede Rocca, unica catena italiana di gioielleria e orologeria di alta gamma. «Il canale online, come per tutti, è stato importante e ha accelerato una tendenza già in atto, quella di comprare hard luxury online – spiega Guido Grassi Damiani –. Rispetto ad altre tipologie o fasce di prodotto, occorre dare più servizi e più consulenza e la tecnologia ci ha aiutati a farlo. Oltre alla classica telefonata si possono usare le videochiamate, ad esempio. Appena i negozi hanno riaperto però i clienti sono tornati ed è persino aumentato lo scontrino medio». I cinesi non sono tornati, ma hanno aumentato gli acquisti in patria e un gruppo come Damiani ha potuto contare sulla forte presenza retail costruita nel tempo.

«La Cina è un caso estremo ed è probabile che resti chiusa in uscita e di fatto in entrata per buona parte del 2022, ma in generale si può dire che la pandemia ha fatto crescere molto gli acquisti dei locali, compensando almeno in parte la mancanza di turisti». Il presidente di Damiani – gruppo che da quasi cento anni mantiene la sede a Valenza e il radicamento nel locale distretto orafo – non è al momento preoccupato per i costi delle materie prime preziose, le incognite però restano: «I prezzi dell’oro e soprattutto dei diamanti hanno smesso di crescere, ma nel medio e lungo termine le cose potrebbero cambiare. Oro e alta gioielleria restano beni rifugio e i timori per l’inflazione, vista l’alta liquidità che c’è nel sistema, continueranno a spingere gli acquisti ed è anche per questo che investiamo per rafforzarci nel retail diretto». In settembre il gruppo Damiani ha acquisito le storiche gioiellerie Zimmitti di Siracusa e dopo un mese è entrato con una quota di minoranza in LuisaViaRoma. Alla fine di novembre ha portato a termine l’acquisto del 100% delle gioiellerie Floris Coroneo di Cagliari e Porto Cervo.

Dell’interesse dei grandi marchi della moda – da Dolce&Gabbana a Gucci, da Chanel a Vuitton – per gioielleria e alta gioielleria, Damiani è contento: «La competizione fa sempre bene e in passato abbiamo collaborato con nomi importanti del lusso che avevano bisogno del nostro know how – conclude Guido Damiani –. Ma c’è un nodo ancora più importante, che questa evoluzione può aiutare a risolvere: la maggior parte della gioielleria resta unbranded, una cosa che non fa bene ad alcun player né ai consumatori. Più marchi ci sono, più aumenta la trasparenza e la sana competizione».

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