Pubblicato il
16 nov 2021
Dopo un 2020 alle prese con il covid, il menswear italiano cambia passo quest’anno, con il commercio con l’estero che torna positivo. A dirlo è una nota per Smi del Centro Studi di Confindustria Moda, dove l’export del comparto nel periodo gennaio-luglio risulta in crescita del 16,4%, per un totale di oltre 3,8 miliardi di euro. In salita anche l’import del +1,7%.

Le vendite crescono sia nell’area Ue (+25,4%) che in quella extra-Ue (+9,9%), che diventa il maggior “acquirente” passando al 54,9% dell’export totale di settore. La Svizzera (+16,6%) si conferma primo mercato di sbocco, seguita da Germania (+24,8%) e Francia (+29,7%). Meno vivaci gli Usa, sebbene la variazione positiva (+5,6%). Balza al quinto posto la Cina in aumento dell’81,3% mentre la Corea del Sud archivia un +37,1%.
Spagna, Olanda, Russia, Belgio, Polonia e Austria chiudono i primi sette mesi del 2021 con una crescita compresa tra il +73,9% e il +10,7%. Resta in territorio negativo il Regno Unito con una flessione non marginale pari al -27,7%. Contrazioni anche per Giappone, che cede il -4,5%, e Hong Kong, in calo del -2,1%.
Svizzera, Germania, Francia e Corea del Sud superano ampiamente i livelli pre-covid. Restano indietro, invece, Stati Uniti, Uk, Spagna e Giappone. Se la Cina-Hong Kong vede un export superiore di 60,5 milioni rispetto a quello del gennaio-luglio 2019, Hong Kong presenta livelli inferiori di oltre 80 milioni.
“Personalmente credo che questi risultati siano frutto del lavoro di giugno: c’era uno spirito di corpo, di confronto, utile e positivo. Temo comunque che dovremo ancora tenere duro nel 2022 per via di focolai che faranno vivere forse un po’ in up and down. In gennaio al Pitti mi aspetto numeri importanti: oltre ai grandi nomi percepiamo un bisogno da parte dei buyer e degli espositori di rivedersi e confrontarsi. Pitti svolge un ruolo fondamentale di coesione”, commenta il presidente di Pitti Immagine, Claudio Marenzi.
Relativamente alle importazioni, da gennaio a luglio la moda maschile registra flessioni da Bangladesh (-6,3%), Cina (-20,9%) – compensati tuttavia da un aumento di Paesi Bassi (+24,8%) – nonché dalla Romania (-5,6%). Di contro, cresce l’import proveniente dalla Francia (+34,8%) e dalla Spagna (+23,9%), oltre che da Tunisia e Turchia.
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