Di
Ansa
Pubblicato il
14 set 2021
“Eterogeneità, diversità, pluralismo”: queste, secondo Andrew Bolton, le parole che definiscono la moda americana. “Esuberanza, gioia, creativita’”, questo invece il trinomio per Anna Wintour. Preceduta da un gala sponsorizzato da Instagram e ad alto contenuto di Millennials (padrini e madrine sono Timothée Chalamet, Billie Eilish, Amanda Gorman e Naomi Osaka) apre “In America: Lexicon of Fashion”, la prima di due mostre a tema organizzate da Bolton per il 75esimo anniversario del Costume Institute del Met.

Bolton cita Jesse Jackson, due volte candidato alle primarie democratiche, alla sua prima convention del 1984: “L’America non è una coperta, non è un’unico pezzo di stoffa dello stesso colore. È un ‘quilt’: un patchwork di molte stoffe, molti colori, molte dimensioni, cucite e tenute insieme da un filo comune”.
La ‘quilt’ di “In America” è fatta di 100 insiemi che, uno accanto all’altro, rivisitano il vocabolario della moda americana sulla base della capacità di generare emozioni: nostalgia, appartenenza, gioia, affinità, fiducia, forza, desiderio. Tra i capi in vetrina alcuni sono firmati da pesi massimi della moda a stelle e strisce come Tom Ford, Tom Browne o altri americani come Jeremy Scott che disegna Moschino: in mostra al Met è un “tight” di bottoni multicolori che esprime il concetto di “giocosità'”. Nomi storici come Halston, Donna Karan e Isaac Mizrahi si accostano a nuovi talenti come Telfar Clemens, 36enne liberiano americano le cui borse, soprannominate le “Birkin di Bushwick”, sono perennemente esaurite, o Aaron Potts di A. Potts, la cui tunica di lana pettinata policroma che ispira “calore” e’ stata creata per l’ultimo autunno-inverno.
“I giovani”, ha detto il direttore del Met Max Hollein, “rappresentano il 70% della mostra. Tra loro anche Christopher John Rogers, che ha vestito Kamala Harris all’insediamento e ha fatto poi uscire una collaborazione con i grandi magazzini Target: il suo enorme abito da sera in taffetà rosso e blu è al centro della sezione “esuberanza”. C’è poi Pyer Moss, il cui fondatore e direttore creativo Kerby Jean-Raymond, 35 anni, è diventato il primo afro-americano nel calendario ufficiale della settimana parigina dell’alta moda, e che vede esposta una collaborazione del 2019 all’insegna dell'”affinità” con l’etichetta di streetwear Fubu (For Us By Us), parte di una collezione nata per esplorare “cosa l’esperienza afro-americana sarebbe stata se non ci fosse stato il razzismo”.
Ma una rassegna sulla moda a stelle e strisce non potrebbe esistere senza le bandiere: un passaggio della mostra presenta classici come i maglioni di Tommy Hilfiger e Ralph Lauren che rappresentano l'”ottimismo”, mentre in quello di Willy Chavarria il vessillo Usa è capovolto con le stelle che cadono (“isolamento”). Chiude questa sezione un vestito stampato a bandiere di Lrs con le parole “Stronger Together”, piu’ forti insieme.
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