Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
6 ott 2021
L’industria della moda ha salutato martedì sera Alber Elbaz esattamente come lui avrebbe voluto. Con una sfilata leggendaria.

Non solo alcuni, ma ben 45 dei suoi colleghi designer hanno creato omaggi al defunto grande stilista, facendo calare il sipario sulla Paris Fashion Week nell’ultima sfilata di questa stagione.
“Alber sarebbe stato incredibilmente onorato di essere circondato dai suoi colleghi, da collaboratori, amici e familiari. Gli avrebbe fatto piangere lacrime di gioia e felicità”, ha detto il suo compagno di lunga data Alex Koo.
L’idea dello show è nata dal Théâtre de la Mode, quando 60 couturier e artisti francesi nel 1945 hanno inviato manichini delle dimensioni di una bambola – realizzati durante la guerra – in un tour mondiale, per aiutare a ricavare fondi per i sopravvissuti alla seconda guerra mondiale.
Intitolato “Love Brings Love”, lo spettacolo congiunto è stato allestito all’interno del Carreau du Temple, con le fermate dell’autobus nelle vicinanze che esibivano tutte dei poster dell’evento. A sottolineare il rispetto che ha circondato il suo svolgimento, sia la First Lady francese Brigitte Macron che il sindaco di Parigi Anne Hidalgo – che ha recentemente annunciato la sua candidatura alla presidenza di Francia contro Emmanuel Macron l’anno prossimo – erano entrambe sedute in prima fila, in mezzo a una ventina di designer.
Sempre nelle file davanti, quasi altrettanti CEO – François-Henri Pinault, Diego della Valle, Sidney Toledano, Marc e Manuel Puig, Philippe Fortunato della divisione moda di Richemont, che ha finanziato la casa di moda indipendente di Elbaz AZ Factory, e Ralph Toledano, il presidente di Victoria Beckham, nonché l’uomo che ha scoperto Elbaz e gli ha dato il suo primo lavoro come direttore creativo di Guy Laroche. Nelle vicinanze, Koo si è seduto con Demi Moore e la figlia Scout Willis, insieme a molte delle sorelle di Elbaz.

Dopo una lunga serie di abbracci e saluti, in cui molti designer si sono incontrati per la prima volta, questo défilé unico è iniziato con un’ora di ritardo.
In qualche modo, ogni designer ha saputo captare qualcosa dell’essenza del poliedrico Elbaz. Demna Gvasalia, il suo uso coraggioso del volume, con un gigantesco mantello rosa. Olivier Rousteing, il suo senso dell’umorismo autoironico, con una grande t-shirt con fiocco laterale che mostrava un autoritratto da cartone animato di Alber rifinita con maniche a zampa di montone e fiori di tessuto.
E poi, Riccardo Tisci ha rievocato la maestria nel drappeggio di Elbaz, con un fluido abito a colonna in seta. Pierpaolo Piccioli di Valentino, l’amore per la grandezza del designer, grazie ad un gigantesco abito di faille viola.
“Era l’essere umano più altruista che abbia mai incontrato e la sua generosità era anche parte del modo in cui si è avvicinato alla moda”, ha scritto Piccioli, in un libro finemente illustrato con tutti gli schizzi degli abiti in questa sfilata.
Molti hanno fatto riferimento ai sempre presenti papillon di Elbaz; chi lo ha saputo rivisitare più graziosamente è stato Thom Browne, che ha reinventato il suo abito grigio con enormi fiocchi, mentre il look di Simone Rocha era un gigantesco abito-papillon.

Quando morì ad aprile, si manifestò un’opprimente sensazione di perdita da parte dell’industria della moda, in quanto lo spirito generoso di Elbaz era molto ammirato nel settore. Gli abiti da cocktail di Jean-Paul Gaultier erano una serie di cuori, con il tessuto che fuoriusciva da ognuno di essi, quasi in lacrime.
Tra gli altri che hanno partecipato c’erano Pieter Mulier, Sarah Burton, Daniel Lee, Charaf Tajer, Gabriella Hearst, Christopher John Rogers, Dries Van Noten, Guo Pei, Nadège Vanhée-Cybulski, Iris Van Herpen, Rosie Assoulin, Chitose Abe, Daniel Roseberry Rocha, Stella McCartney, Thebe Magugu, Tomo Koizumi, Donatella Versace, Guram Gvasalia, Viktor Horsting e Rolf Snoeren, Vivienne Westwood e Andreas Kronthaler, Grace Wales Bonner e Glenn Martens.
Dopo la sfilata collettiva, lo studio di AZ Factory ha presentato una collezione omaggio ad Alber, che ha rappresentato per molti versi il momento clou. Visto che questa collezione era davvero forte e coerente, si è avuta la sensazione immediata che il marchio di Elbaz avrà un futuro anche senza di lui.
Quando è apparso l’ultimo outfit AZ Factory, il gigantesco fondale è stato illuminato su tre livelli, con l’intero cast che ha ballato al ritmo della canzone finale firma di Elbaz, “Love Train” degli O’Jays.
“Ricordo che Ralph (Toledano) mi ha chiamato negli anni ’90 e mi ha spiegato di aver trovato questo grande giovane designer per Guy Laroche, proveniente da Casablanca. La città da cui veniamo io e lui. E a quei tempi, i designer marocchini non riuscivano ad arrivare a gestire le famose case di moda parigine. Ma Alber l’ha fatto ed è stato subito grandioso”, ha ricordato Sidney Toledano.

Dopo un periodo da Saint Laurent, Elbaz avrebbe raggiunto il suo maggiore successo da Lanvin. Dove dopo un decennio e mezzo è stato licenziato improvvisamente, senza tante cerimonie, nel 2015. Modalità che suscitarono scalpore e indignazione nell’ambiente. Tuttavia, Alber, da sempre noto per il suo cuore enorme, sarebbe stato sicuramente contento di vedere il suo successore definitivo in Lanvin, Bruno Sialelli, contribuire in modo così elegante a questo estremo saluto.
Lo ha fatto proponendo un bellissimo abito bianco, il cui lunghissimo strascico mostrava una foto gigante di Elbaz che fluttuava come una barca a vela attraverso lo spazio tra cerchi di luce in movimento.
Alber sarà pure scomparso, ma non sarà mai dimenticato tra coloro che amano la moda, e uno spirito coraggioso.
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